MICROPLASTICHE

Vogliamo concludere questa settimana dedicata alla Fashion Revolution Week – e cominciata lunedì 22 aprile con la giornata mondiale della Terra – portando alla vostra attenzione l’interessante progetto di due ragazze molto in gamba, Paula Boldrin e Carolin Schelkle: My Skin. My Ocean. Your Plastic.

My Skin. My Ocean. Your Plastic è un progetto nato per informare sui rischi connessi all’utilizzo di cosmetici contenenti microplastiche e microgranuli in plastica (solitamente impiegati per un effetto esfoliante) che si possono trovare, per esempio, negli scrub, nei dentifrici, nei docciaschiuma e persino nei prodotti per il make-up.

Ma andiamo per ordine:

– Che cosa sono le microplastiche?
Si definiscono microplastiche tutte le particelle di plastica con un diametro o una lunghezza inferiore a 5 millimetri che si presentano sotto forma di perle, frammenti e fibre, ma anche in forma liquida o gelatinosa.

Le microplastiche primarie vengono prodotte originariamente di piccole dimensioni. Tra queste ci sono i granulati da prefabbricazione plastica (i cosiddetti «pellets» o «nurdles») e le microscopiche perle e granuli contenuti nei prodotti cosmetici (le cosiddette «microsfere»).

Le microplastiche secondarie derivano invece dall’usura di oggetti in plastica di grandi dimensioni (per esempio dall’abrasione degli pneumatici sulla strada) e da quella delle microfibre (che per esempio si staccano dagli indumenti durante il lavaggio). Tra le microplastiche secondarie si annoverano anche le parti in plastica esposte a forze meccaniche e radiazioni ultraviolette, come i frammenti di bottiglie o di imballaggi di plastica che galleggiano sul mare.

– Perché le microplastiche contenute nei cosmetici sono considerate pericolose?
Attraverso il sistema fognario, le microplastiche contenute nei cosmetici raggiungono i mari e gli oceani. Nell’ambiente marino possono rilasciare sostanze inquinanti e avere effetti tossici sugli organismi viventi.

L’assorbimento di microplastiche da parte degli organismi marini è molto diffuso: si stima che il fenomeno coinvolga ben 170 specie. Gli scienziati hanno ritrovato minuscole particelle di plastica nel più piccolo degli zooplancton, ma anche in pesci e frutti di mare come tonno, merluzzo, sgombro, cozze o gamberetti.

Nel corpo degli animali le sostanze inquinanti possono diventare un problema fisico e chimico al contempo: causano alterazioni o infiammazioni nel loro tratto intestinale, influenzano l’assunzione di cibo e il comportamento riproduttivo, fino a penetrare le barriere cellulari.

E arrivano infine sulle nostre tavole.

– Come si possono evitare i cosmetici contenenti microplastiche?
Basta leggere l’INCI e assicurarsi che non compaiano i seguenti ingredienti:

• Polyethylene (PE)
• Polypropylene (PP)
• Polythylene Terephthalate (PET)
• Polymethyl methacrylate (PMMA)
• Nylon

Purtroppo non esiste un marchio unico approvato «plastic-free» che permetta di orientarsi con facilità, ma nei cosmetici certificati ecobio è garantita l’assenza di microplastiche.

Esistono inoltre alcune app per smartphone che aiutano a riconoscere la plastica nei prodotti: tra queste, Code-Check e Beat the Microbeads.

Un altro metodo per evitare la plastica è quello di creare alcuni cosmetici (come lo scrub) da sole.

Un esempio? Questo scrub a base di tè verde, zucchero di canna e olio di mandorle. (Leggete anche la nostra ricetta dello scrub al miele, zucchero e limone qui)

Avrete bisogno di:

• Una miscela di tè verde
• Zucchero di canna (circa 100ml)
• Olio di mandorle (circa 40ml)
• Una ciotola, un cucchiaino da tè, un misurino
• Un contenitore in vetro sigillabile (capienza 125 ml)

Mescolate in una ciotola l’olio di mandorle insieme allo zucchero di canna. Aggiungete poi qualche cucchiaino di tè verde e mescolate tutti gli ingredienti. Conservate lo scrub in un contenitore di vetro ben chiuso. Utilizzate una spatolina per applicare il prodotto, in modo da non introdurre eventuali batteri.

Prima di concludere, una raccomandazione: non è soltanto facendo attenzione ai cosmetici che si può limitare il consumo di plastica. Sarebbe meglio pensare ad alternative ecologiche anche per dischetti di cotone (da sostituire per esempio con i panni detergenti) e per gli spazzolini da denti.

Se vi interessa approfondire l’argomento, consultate il sito di Paula e Carolin: My Skin. My Ocean. Your Plastic.

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