OIL PULLING

Quando si parla di rimedi naturali, spesso ci si riferisce a rituali antichissimi, derivati da saperi ed esperienze della tradizione popolare tramandati nel corso dei secoli. È proprio questo il caso dell’oil pulling, ovvero la pratica di sciacquare il cavo orale con olio vegetale.

Se ne sente parlare molto negli ultimi tempi, ma in realtà ha origine in India ben 5000 anni fa. La prima descrizione del rituale, anticamente chiamato Kavala Gandusha, si trova nel «Charaka Samhita»: uno dei testi su cui si basa la medicina ayurvedica. Allora si riteneva che questa pratica depurativa fosse in grado di guarire, o quanto meno di tenere sotto controllo, oltre 30 diverse tipologie di malattie sistemiche. Tra queste, per esempio, cefalea ed emicrania croniche, diabete e asma.

In occidente si comincia a parlare di oil pulling nel 1991, quando la rivista tedesca «Natur und Medizin» riporta il discorso che il dott. F. Karach fece durante un convegno di oncologi e batteriologi ucraini, raccomandando tale pratica come terapia per svariate patologie. Da allora ha ottenuto sempre più consensi, sia in Germania che nel resto d’Europa, non solo per i suoi benefici ma anche per la sua semplicità e fruibilità.

Ma vediamo nel dettaglio in che cosa consiste!

Si consiglia di effettuare l’oil pulling al mattino, a digiuno, quando sono presenti all’interno della bocca tutte le tossine accumulate durante la notte.

È possibile utilizzare vari tipi di oli, anche in base al proprio gusto: il più indicato è senz’altro l’olio di sesamo, ma alcuni studi suggeriscono anche l’impiego di olio di girasole e olio di cocco. L’importante è che siano tutti di origine biologica e spremuti a freddo, così che si mantengano inalterate le caratteristiche nutrizionali e fisiche. In commercio esistono anche dei mix di oli diversi formulati a questo scopo e già pronti per l’uso. La quantità raccomandata è di circa 10ml, che equivale a un cucchiaio da cucina.

Dopo aver introdotto l’olio all’interno della bocca, si consiglia di muoverlo molto lentamente, quasi come se lo si stesse masticando, e di cercare di farlo scorrere tra i denti per circa 10/15 minuti.

Trascorso questo lasso di tempo, si può sputare e sciacquare con un po’ d’acqua. Si noterà subito il cambio di consistenza e viscosità dell’olio (che da denso diventerà sempre più fluido) ma anche di colore (molto più bianco).

La letteratura scientifica a riguardo non è ampia, ma tutti gli articoli pubblicati fino ad ora dimostrano che l’oil pulling, effettuato in aggiunta alle normali pratiche di igiene orale, porta a:

• Riduzione della placca batterica e conseguente miglioramento della salute gengivale.
• Riduzione del rischio di sviluppare carie, grazie alla sua azione antibatterica, in particolare sullo Streptococco Mutans (responsabile dello sviluppo della patologia cariosa).
• Riduzione dei composti volatili solforati responsabili dell’alito cattivo.
• Monitoraggio dello sviluppo di infezioni fungine, in particolare quelle da Candida albicans.

Per quanto riguarda l’effetto sulle malattie sistemiche, invece, ad oggi non ci sono ancora dati scientifici certi da riportare.

In conclusione: l’oil pulling è facile ed economico e non ha nessun tipo di controindicazione. Inizialmente può risultare piuttosto sgradevole, ma ci si abitua presto e con facilità. I benefici che ne derivano motivano di certo a perseverare e a trasformare questa pratica in un rituale irrinunciabile. Provare per credere.

ARTICOLI CORRELATI