Siete in partenza per le vacanze e non avete ancora acquistato i solari? Questo è il post che fa per voi! Una piccola guida pratica alla scelta e all’utilizzo della crema protettiva più adatta alle vostre esigenze.
Cominciamo subito col dire è necessario proteggersi sempre con attenzione e buon senso, ma che non dobbiamo essere terrorizzate dal sole. Per un individuo sano e senza particolari problemi di pelle, esporsi alla sua luce e al suo calore, ha infatti anche molti effetti benefici: tra questi, la produzione di serotonina, la regolazione del ritmo circadiano (sonno-veglia), l’incremento dell’energia e del metabolismo cellulare e, non ultima, la sintesi di una delle vitamine più importanti per il benessere del nostro corpo: la vitamina D.
Secondo la dermatologa Pucci Romano, una sana esposizione solare (attenzione: a partire dai tre anni di età e non prima, perché nei bambini piccoli i melanociti sono ancora immaturi e la capacità di produrre melanina è molto ridotta) rimane assolutamente non condannabile e anzi, in molti casi, raccomandabile. È necessario però agire con intelligenza, seguendo alcune regole fondamentali:
1. Conoscere il proprio fototipo (solo una visita dermatologica può fornire la risposta più precisa e corretta, facilitando la scelta della strategia migliore).
2. In base al fototipo, utilizzare il filtro protettivo più adatto (noi vogliamo stare tranquille e abbiamo optato per il 50+ per tutta la durata delle vacanze).
3. Esporsi soltanto negli orari in cui il sole non scotta e non offende la pelle: alle nostre latitudini si parla del sole del mattino, fino alle 10/11 circa, e del pomeriggio, dopo le 16:30. Negli altri orari è meglio stare in casa o all’ombra: in quest’ultimo caso è raccomandabile proteggersi comunque con abiti leggeri, cappelli, occhiali da sole.
4. Applicare la crema almeno 15 minuti/mezz’ora prima di esporsi al sole e riapplicarla almeno una volta una ventina di minuti dopo, magari appena arrivati in spiaggia. In seguito, si può applicare a intervalli più diluiti nel tempo (ogni due ore circa) ricordandosi di rimetterla dopo ogni bagno, anche se viene descritta come «resistente all’acqua».
5. Spalmare sempre la giusta dose di crema. Leggiamo nel libro di Beatrice Mautino: «da alcuni studi è emerso che in media applichiamo da metà a un quarto della dose necessaria di crema per avere l’effetto indicato dall’SPF. Dal punto di vista pratico questo si traduce in una riduzione drastica della protezione». Per essere certi di essere sempre efficacemente protetti è importante non risparmiarsi: pensate che la dose consigliata è di due milligrammi per ogni centimetro quadrato di pelle!
6. Assumere integratori preventivi (bisognerebbe cominciare circa 40 giorni prima dell’esposizione), per stimolare la melanogenesi naturale, ridurre lo stress ossidativo e aumentare le difese della pelle. I principi attivi più indicati sono i carotenoidi, il licopene, il picnogenolo, il resveretrolo e la polidatina, le cui virtù sono confermate da rigorosi studi scientifici.
7. Assumere integratori durante il periodo di esposizione, per aumentare l’idratazione cutanea e il benessere della barriera cornea. I principi attivi più indicati sono la vitamina E, con gli omega 3, 6 e 9. In questo caso è sufficiente «abusare» dei prodotti stagionali come frutta, verdura e pesce (in particolare quello azzurro, ricco di acidi grassi insaturi), conditi con dell’ottimo olio extravergine di oliva, ricco di polifenoli (principi attivi antiossidanti e naturalmente antinfiammatori).
8. Evitare di esporsi al sole se si assumono farmaci (alcuni antibiotici, antidepressivi, antinfiammatori e anticoncezionali possono interagire con il sole portando alla formazione di macchie solari), ma anche dopo aver fatto la ceretta (o quando la pelle è irritata per qualsiasi altra ragione) o in seguito all’utilizzo di alcuni profumi o cosmetici profumati che possono avere caratteristiche fotosensibilizzanti.
9. Idratare sempre la pelle dopo l’esposizione, con creme e fluidi delicati ed ecodermocompatibili.
Come si sceglie la crema giusta?
Ribadiamo che per scegliere il prodotto giusto, la dottoressa Pucci Romano raccomanda una consulenza dermatologica. Sconsiglia in ogni caso tutti i cosmetici a base di filtri solari chimici e fisici strutturati in nanoparticelle, sospetti per la loro composizione «non affine alla biologia cutanea» (oltre che per la dimostrata attività inquinante).
Per quanto riguarda i fotoprotettori, la dottoressa Romano consiglia di preferire quelli fisici (come l’ossido di zinco e il biossido di titanio, per esempio) e micronizzati. Segnala inoltre che i filtri chimici più sicuri NON dovrebbero contenere cynammati, octotrilene, benzofenonoe e dovrebbero essere formulati in modo tale da mantenere stabilità e biodegradabilità. Anche i conservanti dovrebbero essere sempre di estrazione vegetale o da «chimica verde» (per esempio il Benzyl Alcohol, l’Ethyhexylglycerin, la vitamina E).
La dottoressa insiste dunque su scelte che non mortifichino e traumatizzino la cute, ma che la rendano capace di riattivare le sue risorse e le sue qualità, senza tentare di sostituirsi ad esse.
Beatrice Mautino approfondisce ulteriormente il tema: «Convenzionalmente, quando si parla di filtri fisici ci si riferisce a molecole come il biossido di titanio e l’ossido di zinco, di origine minerale, che agiscono riflettendo i raggi UV, mentre per filtri chimici si intendono quelle molecole come l’oxybenzone o il metossicinnamato che agiscono assorbendo e trasformando i raggi UV». Ma aggiunge: «Io non mi piego a queste convenzioni, quindi mi riferirò a loro complessivamente, chiamandoli, quando è il caso, con il loro nome proprio», sottolineando che ciò che davvero conta è «come si comportano tutti questi filtri nel proteggerci dagli effetti dannosi delle radiazioni ultraviolette e, in particolare, di quelle che prendono il nome di UVA e UVB».
La biotecnologa pone l’accento sull’efficacia delle creme solari, che devono proteggerci sia dai raggi UVA (più subdoli e che costituiscono più del 90% dei raggi UV che incontriamo ogni giorno) sia dagli UVB.
Come si calcola il fattore di protezione?
È ancora una volta Beatrice Mautino ad aiutarci a fare chiarezza: «L’SPF è un numero che si ottiene empiricamente […] e che dipende sia dalla quantità di raggi UVB (e non UVA) che arrivano sulla pelle, sia dall’effetto dannoso che provocano, ma non è collegato in modo semplice e lineare al tempo».
L’SPF non indica, come avrete già sentito dire, quante volte possiamo moltiplicare il tempo passato al sole prima di bruciarci. Piuttosto: «Semplificando molto, l’SPF indica la quantità di radiazioni “fermate” dal filtro: un SPF 6 lascerà passare un sesto delle radiazioni UVB, il 17% circa, e ci darà quindi una protezione dell’83%, un SPF 30 ne lascerà passare un trentesimo e ci darà una protezione del 97%, un SPF 50 ci darà una protezione de 98% e così via».
Di solito si ritiene che una protezione sia bassa per tutte le creme solari con SPF tra 6 e 10, media per le creme solari con SPF tra 15 e 25, alta per le creme solari con SPF tra 30 e 50. La Comunità europea ha chiesto ai produttori di non superare il valore di 50+ e di evitare slogan pubblicitari come «protezione totale».
Attenzione: tutto questo vale solamente per i raggi UVB! Se volete una crema che protegga anche dai raggi UVA dovrete cercarne una che riporti specificatamente l’equivalente dell’SPF: l’UVA-PF. Se compare semplicemente un riferimento generico (per esempio un bollino con la scritta UVA) significa che la crema contiene un filtro anti-UVA pari a un terzo del fattore di protezione solare indicato sull’etichetta (per esempio: SPF 30 = UVA-PF10).
Questo post è basato su informazioni reperibili nei testi indicati in bibliografia, che abbiamo utilizzato per informarci e cercare di affrontare un tema così complesso. Vi raccomandiamo comunque di rivolgervi sempre a uno specialista per qualsiasi dubbio o necessità. Non scherzate con la vostra pelle: proteggetela al meglio!
BIBLIOGRAFIA
Pucci Romano, Un’amica per la pelle (Giunti, 2016)
Beatrice Mautino, Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)