Il silenzio delle ragazze, Pat Barker

Ci sono libri che aprono stagioni della vita, momenti e parentesi in cui lasciarsi andare e navigare. Sono libri capaci di segnare periodi. Di schiudere filoni e avviare percorsi che ci portano lontano o più vicino a nodi che restano.

A me succede. Sempre meno spesso, ormai. Da bambina era più semplice, ancora nell’adolescenza. Quando ho letto tutti i classici strappalacrime, da Senza famiglia a l’insuperato (in termini di disgrazie) Dickens. È stato il momento in cui si è aperta la porta del fantasy e in cui la lotta per la sopravvivenza di un mondo sembrava giocarsi in una notte senza fine in cui non volevo mai spegnere la luce. C’è stato il tempo di informarsi sui grandi drammi dell’umanità, rincorrendo Anna Frank nelle parole di tanti altri bambini e quello in cui risolvere omicidi insieme a investigatori sgangherati e tristi.

Col passare degli anni, però, trovare dei libri del genere è diventato sempre più difficile. E accade sempre più di rado. Non credo che la colpa sia delle parole, ma dell’età, più restia a lasciarsi sorprendere.

Per questo quando mi sono imbattuta nel Silenzio delle ragazze di Pat Barker (Einaudi) l’ho fatto con occhio disincantato, e con mille reticenze. L’avevo visto arrivare in libreria e ne avevo letto sui giornali. L’Iliade raccontata da Briseide. La voce restituita alle donne mute dell’antichità. E già sentivo il manifesto da proclamare, la tesi da esporre, la noia salire.

È stata Anna, una di quelle lettrici e clienti della libreria che si fa presto ad amare, che ha avuto più coraggio (e più intuito) di me – ha detto «bellissimo». Allora mi sono convinta. Ancora un po’ fredda, ma ho provato. E si è aperto un mondo.

Ho letto l’Iliade come se fosse una storia nuova. Ho sofferto e maledetto i Greci mentre espugnavano Lirnesso, uccidevano il marito (non amato) di Briseide e tutta la sua famiglia. E, muta tra le mute, ho osservato le donne della città conquistata andare in premio agli eroi greci. Giovani, vecchie, mogli e madri fare gruppo, unite nel loro destino di cose tra le cose, le ho guardate, inerme, essere assegnate ciascuno a una tenda. Coppiere e concubine dei loro carnefici.

Omero racconta di come il grande Achille riceva in premio proprio Briseide e dell’amore che nasce tra i due, della fortuna di questa donna, donata al più eroico dei Greci.

«Il grande Achille. Il luminoso, splendido Achille; Achille simile a un dio. Montagne di epiteti che le nostre labbra non hanno mai pronunciato. Per noi era solo un macellaio

Ho letto tutto questo. E posso raccontare di come questo libro restituisca voce alle donne dimenticate, riporti giustizia nella storia passata e, così facendo, restituisca ordine ai giorni presenti. Posso anche gioire della solidarietà femminile, che nasce nel campo degli achei tra le donne violate e rapite.

Ma più di tutto vorrei dire la bellezza di abbandonarsi al racconto, di scivolare tra una pagina e l’altra di una scrittura bellissima, controllata e potente allo stesso tempo, che riesce a dare nuova vita a una storia che viene raccontata da mille e mille anni.

Vorrei dire la bellezza di un libro che spinge a leggerne altri. Che mi ha portato a Itaca per sempre di Luigi Malerba, del dialogo muto tra Penelope e Ulisse nella casa invasa dai Proci. E subito, pronto in canna, di avere in ordine La canzone di Achille di Madeleine Miller. Di come, per quei casi della vita, nello stesso momento mi stia apprestando a tradurre un giallo per ragazzi, ambientato nell’Olimpo. Di come un libro abbia aperto una stagione. Una stagione epica.

Pat Barker, Il silenzio delle ragazze, Einaudi (352 pagine - 18,50€)
Pat Barker, Il silenzio delle ragazze, Einaudi (352 pagine – 18,50€)

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