C’è una mostra, a Milano, di cui non si è parlato abbastanza. Il titolo è Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse. È allestita nello spazio postindustriale (perfetto) di Pirelli HangarBicocca e io l’ho visitata lo scorso 9 marzo. Mi è entrata in testa da allora: un pensiero che si è preso il tempo e lo spazio di germogliare senza chiedere il permesso, apparentemente senza motivo. Si tratta della più ampia retrospettiva dedicata a Chiara Camoni mai realizzata in Italia (a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli).
Chiara Camoni è una delle artiste italiane di maggior rilievo della sua generazione, ma io – assai colpevolmente – di lei non conoscevo nulla. Ora so che è nata a Piacenza nel 1974, ma che vive e lavora a Seravezza, in provincia di Lucca: un borgo che il sito del FAI definisce «incorniciato dalle vertiginose pareti di marmo delle Apuane, da freschi boschi di castagni e limpidi ruscelli» (questo lo specifico perché è proprio in un posto così che ora me la immagino passeggiare, studiare, scrivere, raccogliere foglie e pietre, disegnare, stampare, scolpire e modellare).
Ora so che ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera e che nel 2002 – agli esordi del suo percorso artistico – ha instaurato una preziosa collaborazione con la nonna, Ines Bassanetti, che è diventa sua assistente e che, su invito della nipote, ha realizzato una consistente produzione di disegni a matita raffiguranti fiori e animali (il progetto – La Grande Madre – è diventato poi un libro d’artista). Sul suo sito a questo proposito scriveva: «Ho una nonna di ottantanove anni. Un anno fa mi dice che nel pomeriggio soffre un po’ di malinconia e mi chiede se ho qualche piccolo lavoro da farle fare. Le rispondo che mi serve un assistente. Da allora disegna per me tutti i giorni».
Ora so che le sue opere spaziano dal disegno alla stampa, dal video alla scultura – con particolare attenzione per la produzione ceramica – e che tutto il suo lavoro si contraddistingue per l’utilizzo di oggetti appartenenti al mondo domestico o di materiali naturali come erbe, bacche e fiori. Oggetti e materiali che vengono manipolati e riassemblati attraverso gesti rituali, connotati da un forte legame con mondi ancestrali e arcaici, volti a esplorare sia il rapporto tra arte e artigianato, sia la sfera spirituale.
La mostra in Pirelli HangarBicocca raduna il corpus più ampio delle opere di Chiara Camoni insieme a una serie di nuove produzioni, per dare vita a un’architettura di collettività e di raccoglimento, ispirata nelle sue forme al giardino all’italiana tardo-rinascimentale e agli anfiteatri antichi. Immergersi in questo spazio metafisico è un’esperienza: si ha la sensazione di camminare in un luogo trasformativo, dove si fanno incontri che restituiscono un senso di comunione e totalità, in una dimensione potentemente femminile e, nell’immediato, quasi inspiegabilmente magica.
Ci sono corridoi e stanze, strade e ambienti che dividono lo spazio per creare un’unica, grande installazione dove sono ospitate numerose opere, tra cui: le Leonesse (2024), le figure antropomorfe dalla serie Sisters (2017-23); i Vasi Farfalla (2020-22); i Serpenti e le Serpentesse (2024), il Carrozzone (2021), il Tavolo Insetto (2022), le tende composte di stampe vegetali (Senza Titolo (una Tenda), 2019). All’ingresso il visitatore è invitato a passeggiare, sedersi, guardarsi intorno, familiarizzare con le opere, in una dimensione di scambio che è decisamente rilevante nella pratica dell’artista e la connota.
Non basteranno certo queste poche parole a esaurire la complessità del linguaggio artistico di Chiara Camoni, la sacralità delle sue opere, la coralità della sua visione, la generosità con cui accoglie chi le si avvicina.
Solo scegliendo di scoprire la bellezza della sua arte – che germoglia nella testa all’infinito, proprio come i fiori nati dai corpi delle sue Sisters – si può intuire che qualcosa di buono e giusto probabilmente ancora esiste. E forse è da ricercare nell’intimo contatto con la natura e in una ritrovata dimensione di condivisione profonda con l’altro.
Chiara Camoni. Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse. A cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli. Hangar Bicocca, Milano, fino al 21 luglio 2024.
Per chi volesse approfondire esiste anche un catalogo della mostra, che ripercorre la carriera dell’artista e offre una pluralità di prospettive, attraverso: un testo del sociologo Gian Antonio Gilli, un contributo del curatore Andrea Viliani, un saggio della storica dell’arte Chus Martínez, una conversazione fra Chiara Camoni e le curatrici di mostra Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli.