Intervista ad Alice Manfroni: founder di Here After e musa del benessere olistico

Oggi vi presentiamo Alice Manfroni, founder di un brand di oli essenziali (Here After), ma soprattutto «curatrice d’anime» che da anni si dedica a diverse pratiche spirituali – come lo yoga e la meditazione – e che da poco ha scoperto nella riflessologia plantare una nuova forma d’amore per sé e per gli altri. 
 

• Ciao Alice, grazie di aver accettato di fare una chiacchierata con noi! Vuoi presentarti alle nostre lettrici?
Ciao! Grazie a voi per questo invito molto gradito, è un piacere ritrovarvi, ragazze! Mi chiamo Alice e vivo tra Milano e la Romagna: dipende dal periodo, da dove sento più il richiamo. Mi occupo di discipline olistiche, ovvero mi prendo cura delle anime delle persone utilizzando le forme che più sento vicine a me: aromaterapia con oli essenziali, massaggi di riflessologia plantare, massaggio lifting viso, yoga e meditazione.

• Parliamo per un momento del tuo background per raccontare la tua storia: da dove vieni e che cosa ti ha portato fino a qui?
Ho studiato moda dopo il liceo, sono andata a vivere a Londra per seguire dei master in fashion styling e poi sono arrivata a Milano, dove ho lavorato come fashion editor per varie riviste e come consulente per i brand. Dopo quasi 15 anni nel fashion system mi sono ascoltata e ho compreso che quel mondo non mi apparteneva più, che il lavoro nel quale volevo far coinvogliare tutta la mia energia non era più nella moda, ma bensì nel mondo spirituale olistico.
 
• Hai memoria di quando, per la prima volta, sei stata attratta dal mondo olistico? E cosa significa «olistico», per te?
Sono sicura di essere stata a stretto contatto, nelle mie vite precedenti, con rituali che potremmo definire sciamanici, di guarigione e purificazione. Ma se vogliamo parlare di «prima volta concreta», ti direi durante il Covid: quando ho avuto il tempo di ascoltarmi, riconnettermi a me stessa e risvegliarmi per osservare tutto con occhi nuovi. Ma so che la dimensione spirituale vive in me da sempre… Doveva arrivare solo il momento giusto. «Olistico» per me significa un viscerale ascolto di noi stess* e trovare la propria «missione».

• Parlaci di più del tuo rapporto con la creatività e la spiritualità. Come s’intrecciano nella tua vita?
Io vedo la creatività come un tutt’uno con la spiritualità. Nutrire il proprio spirito con lo yoga e nobili letture, praticare la meditazione e affidarsi a trattamenti olistici potenzia la creatività. Queste discipline rinvigoriscono la fiducia in noi stess* e l’autostima e quindi il potere di creare qualcosa.

• Mi fai pensare al fatto che siamo tutte costantemente in evoluzione, ma che a volte tendiamo anche a sentirci come se dovessimo sempre migliorare: secondo te si può evolvere anche senza sentire la pressione di diventare persone migliori? 
Credo che non sia importante performare e cercare di essere sempre migliori: ciò non è altro che un’ostentazione imposta dalla società e, quindi, un modo di piegarsi al sistema. Credo piuttosto che la vera evoluzione sia essere autenticamente se stess*, accettare anche i propri vuoti e ascoltare di più il cuore e meno la mente.  

• Raccontaci del tuo progetto: com’è nato Here After e da dove viene questo nome?
Here After è stato il seme di tutto. Quando, qualche anno fa, è nata la mia collezione di oli essenziali naturali pensavo che sarebbero stati prodotti diretti alla vendita e basta. Poi col tempo, e in concomitanza alla mia fase di risveglio, ho capito che dietro a ogni olio si nascondeva molto di più. E così sono gli oli sono diventati anche i protagonisti di ogni mio trattamento: li faccio provare durante le mie classi di yoga e li consiglio nella meditazione, per centrarsi meglio. Il potere dell’aromaterapia è enorme: nella Natura c’è tutto ciò che ci serve per vivere in armonia; associando tra di loro le proprietà di fiori, erbe, resine e agrumi si può creare un benefico olio essenziale personalizzato. Il brand l’ho chiamato Here After perché c’è una frase che mi risuona sempre ed è «Curarsi oggi per stare bene domani» o anche, in altre parole, «Non perdere più tempo!».
 
• Vuoi dirci due parole per ciascuna delle tue essenze?
Le essenze sono 8. Parto da Sacred Woman Scent, l’ultima creazione che ho presentato a dicembre scorso: un mix d’incenso e vaniglia che lavora sul bilanciamento delle energie maschile e femminile; quest’olio lo chiamo anche «l’olio della Dea», perché a chi lo indossa fa risplendere la divinità che ha dentro. Poi c’è Eidolon, con gelsomino e l’afrodisiaco ylang ylang. Ochema invece è la sensualità fatta profumo, con miele e vaniglia. Soma è super balsamico, con rosmarino ed eucalipto. Phasma è energetico, con lemongrass e un pizzico di lavanda. Nus un tuffo nel più puro patchouli. Concludo con il radicante Psyche – con pepe nero e mirto – e Dianoia: per chi ama la rosa in tutte le sue sfaccettature. Devo dire però che ci sono anche altre sorprese in arrivo…

• Cambiamo argomento: che cos’è la riflessologia plantare e come ti sei avvicinata a questa disciplina?
La riflessologia plantare è un massaggio che ha origini nella medicina cinese, quindi è un trattamento curativo. Ho studiato questo massaggio, perché considero i piedi le nostre radici. Da lì parte la nostra stabilità e, al tempo stesso, anche la capacità di muoverci, raggiungere obiettivi e fare scoperte. Vanno tanto amati i piedi! È un massaggio che, fatto costantemente, allieva fastidi fisici e migliora la postura.

• Possiamo venire a fare un massaggio da te?
Certo! Da maggio ricevo nei miei studi e potete venire anche a fare il massaggio viso lifting: anche se questo riguarda di più l’aspetto estetico. Non c’è niente di male nel volersi piacere di più anche esteriormente e regalarsi una coccola ci sta sempre!
 
• Qual è la cosa che più ti piace dei massaggi?
Sicuramente lo scambio energetico: sfiorando con le mie mani le persone sento tantissime cose. Il mio maestro di riflessologia plantare una volta mi ha detto: «bisogna imparare prima a massaggiare l’energia dell’altro e poi la sua pelle».
 
• Che rapporto hai con lo yoga e la meditazione, che hai nominato più volte?
Sono pratiche che faccio ogni giorno e la domenica mi piace condividerle con un gruppo di persone, con le quali mi ritrovo al parco oppure in studio. Lo yoga mi aiuta a centrarmi nel mio corpo, mi prendo del tempo e lo ascolto. Così capisco dove devo portare più attenzione, dove posso spingermi più in là e dove invece «va bene così». Rafforzo il mio involucro e lo rendo adattabile a ogni situazione. La meditazione invece mi connette alla mia anima; quindi lavoro sulle mie emozioni, su come mi sento in quel momento, su cosa voglio manifestare, sulla consapevolezza di chi sono.
Sono entrambe discipline indispensabili per la mia vita.      

• Ci racconti di un’esperienza recente che ti ha particolarmente arricchito?
Mmm… recentemente, o meglio negli ultimi anni, vivo abitualmente «l’esperienza dei segnali»: io la chiamo così. Intendo dire che ogni giorno mi succede qualcosa di piccolo o grande che mi fa rendere conto di stare o non stare sulla strada giusta. Posso chiamarla anche «l’esperienza dell’Universo», perché in sostanza manifesto il mio focus e chiedo che venga fatta luce su di lui. Da lì a poco, o a tanto, arrivano segnali che mi guidano, m’illuminano sul da farsi. Sono segnali che arrivano sotto svariate forme: il più potente è successo due anni fa, in concomitanza alla morte del mio amato gatto Leone. È davvero un’esperienza che prima di qualche anno fa non credevo nemmeno esistesse e mi ritengo grata ora di poterla vivere quotidianamente, perché mi riempie di continuo amore e fiducia nella vita.
           
• Chi sono le tue fonti d’ispirazione, le tue muse?
Le mie muse sono tutte le anime che si rivolgono a me per fare trattamenti e/o praticare insieme yoga. La loro curiosità mi stimola sempre progetti nuovi, lo scambio che generiamo chiacchierando mi apre ogni volta a mondi nuovi e la loro fiducia m’invoglia a fare sempre meglio.
 
• Concludo con una domanda di rito: libro, film e canzone che ti hanno cambiato la vita?
Libri ne ho tanti, ma così di getto mi viene da dire Il silenzio è cosa viva di Chandra Livia Candiani, che ha messo perfettamente a fuoco il mio sguardo su qualcosa che stavo cercando. Per il film ti direi La Chimera di Alice Rohrwacher, un film molto recente che non mi ha cambiato la vita ma mi ha fatto riflettere sul potere del vivere i silenzi; un film raffinato, un inno alla bellezza non ostentata, ma da ricercare tra la luce e i piccoli dettagli. Un piccolo gioiello, insomma, che mi ha emozionata. Per la canzone La cura di Franco Battiato:  le parole che anni fa proiettavo su altre persone oggi mi sembrano una poesia da auto dedicarsi, nel nome dell’amore per se stess*.

Le foto di Alice sono di Marta Mengardo.

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