Intervista a Irene Facheris: la fragilità e la forza di una meravigliosa musa femminista

Oltre a essere una formatrice specializzata in soft-skills, Irene Facheris è presidente dell’associazione Bossy (videorubrica che è poi diventata un libro), e autrice di Creiamo cultura insieme (Tlon). Seguitissima su IG (@cimdrp) Irene ha anche ben quattro podcast all’attivo (Coming out: storie che vogliono uscire, Equalitalk su Audible, Palinsesto femminista su Spotify e Lenti femministe: uno sguardo di genere sul mondo in esclusiva per Patreon) e tanti progetti per il futuro.

Ma in questa intervista ci racconta di essere soprattutto una persona: in continua evoluzione, con le sue fragilità e la sua incredibile forza. E proprio per questo ogni giorno ci ispira… per il suo coraggio di affrontare la vita con un unico obiettivo: stare bene per aiutare gli altri.



Ciao Irene e grazie per questa intervista! Comincio con una domanda diretta: quando ti guardi allo specchio come ti vedi?
Vedo una persona che cerca un equilibrio tra lo stare bene e il fare qualcosa per gli altri. Sono più «normale» di quanto possa sembrare dai social, che tendono a trasformare tutti in «personaggi». Mi vedo come una persona… E questo è molto di più di quanto non decida di mostrare. Con tanti punti di domanda e in continua evoluzione.

Ti saresti immaginata così come sei, da bambina?
Ho sempre pensato di voler aiutare le persone. Da bambina dicevo a mio papà di voler fare il chirurgo o la psicologa – due modi diversi per aiutare gli altri – quindi già avevo in testa questo desiderio. M’immaginavo però più serena, con un lavoro «dietro le quinte». Non pensavo che avrei mostrato la mia faccia a tanta gente. Il settore sì, dunque, ma le modalità no. Quelle le immaginavo diverse… più tranquille.

Proprio perché parli a tante persone sei considerata una divulgatrice. Senti una certa responsabilità per il fatto che le tue parole abbiano un peso, specie sulle giovanissime?Hai voglia! Sento una fortissima responsabilità e ho anche diversi rimorsi. Se fossi stata più consapevole, fin dall’inizio, dell’impatto che avrebbero avuto le mie parole e di quanta gente sarebbe arrivata ad ascoltarmi, avrei riflettuto di più. Col senno di poi non penso più certe cose che ho detto, altre non le rifarei, ma è molto difficile ritrattare o fare retromarcia. Anche in questo momento penso «chissà che cazzate sto decidendo di cui mi pentirò, magari tra cinque anni!»… quindi cerco di parlare meno e confrontarmi sempre con gli altri. Cerco una voce più corale, faccio molta meno polemica. Non tanto per proteggere me stessa (sono tristemente abituata a essere attaccata), ma perché rischio di diffondere informazioni errate. A Bossy, per esempio, abbiamo ben due caporedattrici e tutto viene passato al vaglio con tantissima ricerca e confronto.

Dopo Parità in Pillole, anche vedendo il tuo TED Talk mi chiedo: quanto è pesante dover spiegare ogni giorno questi concetti, che ormai sarebbe auspicabile dare per scontati, e invece sembrano tanto difficili da comprendere?
Si inizia a vedere la fine del tunnel… o c’è ancora troppo lavoro da fare?Difficile stabilirlo, perché ognuno di noi ha una certa «bolla di consapevolezza». Io posso anche vedere tanta gente che s’indigna, ma è gente che mi sta intorno, è nel mio raggio di conoscenza e d’azione. Andando in giro per le scuole però mi sembra che i giovani siano più sensibili – o almeno consapevoli – di certi problemi. E negli ultimi anni sono nati tantissimi profili che si occupano di femminismo… quindi direi che stiamo facendo dei passi avanti e sicuramente ci sono più orecchie disposte all’ascolto.

Spesso il tuo stile di attivismo e di comunicazione è stato oggetto di critiche, in particolare all’interno della stessa comunità femminista. Come hai reagito inizialmente?
All’inizio ho risposto che se fossi stata un uomo nessuno avrebbe puntato il dito contro di me, ma ciò non significa che i miei modi fossero i più giusti e i più utili a far passare il mio messaggio. Il punto comunque per me è come vengono poste le critiche: spesso sono troppo feroci, violente, punzecchianti. Avere contro una schiera di maschilisti non è bello, ma lo metto in conto, quando invece mi arrivava il fuoco amico… non me l’aspetto. Detto questo, ho sempre cercato e cerco ancora di lavorare su di me e sulle mie modalità. E anche per questo sto evitando le polemiche, nonostante le polemiche aumentino l’engagement. Quando sono stata più «morbida» mi hanno accusato di essere poco femminista, ma in quelle occasioni molti uomini mi hanno scritto «finalmente ho capito». E il mio obbiettivo è farmi capire! Non m’interessa aumentare i follower con le polemiche, ma far arrivare il messaggio.

A questo proposito: un lato che veramente ammiro di te è la gestione degli hater. Sicuramente essere oggetto di attacchi così feroci è stato una palestra anche per la stesura di Creiamo Cultura Insieme. Se non ricordo male hai dovuto ricorrere a un moderatore che gestisse per te i commenti ai video di Parità in Pillole – per proteggerti in qualche modo e al tempo stesso scoraggiare questa violenza verbale feroce di cui eri bersaglio. Posso solo immaginare quanto sia stato difficile. Una domanda importante e a suo modo controversa: ne è valsa la pena?
È la domanda che mi faccio continuamente… Se devo guardare alcuni messaggi che ricevo, di persone che mi dicono «mi hai cambiato la vita», o pensare a chi si è interessato al femminismo dopo un mio video, ti dico: sì, ne è valsa la pena! Se penso alla mia salute mentale, se metto sulla bilancia il bene che ho fatto e il male che sento, ti dico: non lo so. Non so se lo rifarei. Ma tanto non posso tornare indietro. Magari lo rifarei con un approccio più soft, direi le stesse cose, ma con modalità diverse, sarei più defilata – come m’immaginavo da bambina – senza arrivare a diventare un volto a cui le persone (nascoste dietro uno schermo) scrivono «ti voglio stuprare» o «ti auguro di essere stuprata». Una parte di me accarezza il sogno di sparire completamente dai social, nonostante sia molto grata a chi mi vede come un riferimento.

In questo percorso difficile qual è il traguardo che non avresti mai creduto possibile?Beh, non pensavo che nella vita avrei mai scritto un libro. Non era nei programmi! Mi è sempre piaciuta l’idea, ma non ho mai pensato di farlo realmente. Sono sempre stata più da poesie, da cose brevi. Creiamo Cultura Insieme è nato perchè Maura (Gancitano, fondatrice di Tlon, ndr) ha detto «dài facciamo qualcosa insieme!» e ci ha creduto davvero. Per me è stato molto importante scrivere e confrontarmi con lei. Ed è stato sicuramente un grande risultato entrare in libreria… vedere sugli scaffali un libro che non è neanche proprio una stronzata! Non è la mia autobiografia, ecco (ride, ndr). Senza i social non sarebbe mai potuto accadere e nessuna persona che lavora nel settore mi avrebbe mai conosciuta.

Complimenti Irene! E tu ce l’hai una personale musa?
Giulia Blasi. Non è proprio una «musa», ma sicuramente una sorella maggiore.Una persona che c’è sempre stata, lontano dai riflettori. Che ha a cuore il mio benessere ed è sempre stata pronta a darmi una mano, sia in campo professionale che personale. Lei per me rappresenta la sorellanza. Tante persone mi hanno parlato di questo bel concetto per poi pugnalarmi alle spalle, ma io ancora ci credo grazie a persone come Giulia. In un mondo in cui c’è Giulia Blasi (@lagiuliab, ndr) io ho fiducia.

C’è un libro che ci consiglieresti, una lettura recente o in lista?
Allora, io consiglio sempre Dovremmo essere tutti femministi, di Chimamanda Ngozi Adichie: è un saggio di 40 pagine che si legge in un attimo. Ma per non andare sui classici ti dico Il mostruoso femminile, un altro saggio che mi è piaciuto veramente tantissimo.

Un prodotto o rituale che consideri un punto chiave per il tuo benessere?
Spegnere le luci, accendere lucine e candele e mettere su un vinile. Se poi nel frattempo leggo, ancora meglio. In questo periodo sto ascoltando tantissimo il primo album di Phoebe Bridgers, che in copertina ha una persona vestita da fantasma… e giusto ieri sono andata a farmi una serie di tatuaggi, tra cui proprio questo fantasmino.

… La tua prossima sfida, Irene?
Sopravvivere (ride, ndr). Ho tante idee, tante cose veramente belle in testa da fare, ma non ho le forze, né la testa. La mia sfida per ora è questa: stare bene, vivere meglio.

In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti e grazie infinite per questa bella chiacchierata! A presto…
Potete seguire Irene su Instagram @cimdrp e Patreon

www.irenefacheris.it

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