The Talented Miss Highsmith: (ri)scoprire la regina del mistery in cinque libri

La miniserie Ripley, uscita lo scorso 4 aprile su Netflix, con un magnetico e conturbante Andrew Scott (nessuno dimenticherà mai l’Hot Priest di Fleabag), è solo l’ultimo dei numerosi adattamenti tratti dal vasto corpus di Patricia Highsmith.

Al cinema è stata reintepretata – per citare giusto i più famosi – da Hitchcock, Wim Wenders, Anthony Minghella, Todd Haynes e Liliana Cavani. Questa dunque per noi è sicuramente una buona occasione per leggere o rileggere una delle penne più acute della narrativa thriller del ‘900, riscoprendo la sua vita (rocambolesca e girovaga quanto quella dei suoi personaggi) e le sue opere: lezioni di suspense dalle atmosfere claustrofobiche e incalzanti, popolate da personaggi indimenticabili.

«La scrittura, naturalmente, sostituisce la vita che non posso vivere, che non riesco a vivere.» (Patricia Highsmith)
 
Figlia unica, nata da una coppia che divorzia dieci giorni prima della sua nascita, ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza complicata, sempre frustrata da un rapporto burrascoso con la madre, donna bellissima e terribilmente egoista. L’esperienza di una famiglia infelice, della continua tensione nei rapporti con le persone che avrebbero dovuto amarla incondizionatamente, esasperano il suo sentirsi differente e la sua curiosità nei confronti di tutto quello che c’è di strano e deviato nella cosiddetta normalità.
 
Fin da giovane Highsmith riconosce la sua attrazione verso le donne, ma è da subito consapevole di non poter vivere la sua omosessualità in libertà. La società intorno a lei, bigotta e castrante, lo spettro di una madre sempre pronta a giudicarla rafforzano i sensi di colpa che la perseguitano e che troveranno una sorta di incarnazione (e sintesi liberatoria) nel personaggio di Ripley: amorale inventore di se stesso, un uomo fragile, sentimentale e diverso, manipolatorio e crudele, che però riesce sempre a farla franca.
 
Di lei si dice fosse romantica e promiscua, ambiziosa, una grande lavoratrice e una sognatrice di professione, una disadattata, misantropa e in parte anche misogina, idealista e terribilmente cinica: Highsmith vive nelle sue contraddizioni, spesso si innamora di donne che la fanno soffrire solo perché le reputa più interessanti, non riesce a sopportare la calma, lo stare ferma nonostante agogni un luogo tranquillo in cui poter lavorare.
 
Avendo sempre sognato l’Europa ci si trasferisce nel 1963: prima in Inghilterra, poi in Francia e infine in Svizzera, sempre insoddisfatta, sempre alle prese con un’inquietudine che sembra darle tregua solo quando si dedica alla scrittura.
 
Ecco cinque libri per conoscerla ancora meglio:
 
• Il talento di Mr Ripley (La nave di Teseo)

Contrariamente a quanti si possa pensare, la storia di Ripley non si esaurisce in unico volume ma in ben cinque, che seguono l’epopea di questo assassino raffinato e narcisista dagli inizi truffaldini newyorkesi fino all’apice della sua «carriera». Per iniziare a conoscere il personaggio però, per empatizzare (quasi) con lui e farsi travolgere dal suo impeccabile gusto non si può che partire da qui.
Il giovane Ripley viene assoldato da Mr Greenleaf, ricco costruttore di barche newyorkese, per recarsi in Italia e cercare di convincere il figlio Dickie Greenleaf ad abbandonare i sogni da pittore bohémien (con la rendita del padre) e tornare in patria a svolgere il proprio dovere. Ripley rimane talmente affascinato dal giovane, che è quello che lui non può nemmeno sognare di essere, da far di tutto per diventare Dickie. Highsmith è talmente addentro l’anima di Ripley che il lettore, in alcuni passi, non può fare a meno di comprenderlo e (quasi) giustificarlo. Una lettura densa, decisamente ansiogena, che ti tiene sempre all’erta; insieme a Ripley ci si guarda costantemente alle spalle, temendo di essere inseguiti, smascherati, arrestati proprio nel momento di massima felicità.
 
Il personaggio di Ripley è sicuramente quello più adattato al cinema e in tv: dall’ingenuo quasi inconsapevole Tom di Matt Damon (diretto da Minghella) a quello più calcoltore di John Malkovich nel film di Liliana Cavani, fino a quest’ultimo interpretato da Andrew Scott: un Ripley camaleontico e nostalgico, vanitoso e schivo, intrappolato dalla camera di Steven Zaillian in un bianco e nero davvero straordinario.

Diari e Taccuini (1941-1995), a cura di Anna Von Planta (La Nave di Teseo)

Pur non avendo mai voluto che venisse scritta la sua biografia, Highsmith ha lasciato ai posteri i diari e i taccuini che ha scritto per una vita, dagli anni giovanili al Barnard College nel 1941 fino a qualche mese prima della morte. Si tratta di oltre ottomila pagine manoscritte che la sua ultima editor, Anna von Planta, ha trovato in un cassetto dell’abitazione della scrittrice nel 1995. Grazie a un lavoro lungo e minuzioso, von Planta ha costruito questa raccolta, selezionando momenti salienti e costruendo un percorso di lettura che intervalla stralci dei diari di Highsmith – dove raccontava minuziosamente la sua quotidianità, le sue avventure – ai taccuini in cui invece raccoglieva spunti per i romanzi, suggestioni e dubbi. È un’opera affascinante che permette a chi ha amato questa autrice di addentrarsi davvero nella sua viva immaginazione e nella sua vita.

• Carol (La Nave di Teseo)

Pubblicato per la prima volta sotto pseudonimo negli anni ’50, con il titolo The Price of Salt, resterà la sua unica storia esplicitamente lesbica. Nel racconto dell’amore proibito tra la giovane Therese e la bellissima e ricca Carol, c’è tanta autobiografia. In Therese è facile intravedere Patricia e Carol è una sintesi affascinante di molte delle donne che l’autrice ha amato e ammirato nel suo periodo newyorkese. Riconosciuto come il primo pulp saffico con un lieto fine, ha dovuto aspettare più di sessant’anni anni prima di essere portato sul grande schermo da Todd Haynes, ricevendo plausi da tutta la critica sia per la trasposizione che per le interpretazioni di Cate Blanchett e Rooney Mara.

• Sconosciuti in un treno (La Nave di Teseo)

«È proprio qui dove lei sbaglia! Chiunque può ammazzare. Non è questione di temperamento, ma solo di circostanze. Si arriva a un certo punto… e poi basta una piccola cosa per essere spinti oltre il limite. Tutti siamo così».
Guy Haines e Charles Bruno, due perfetti sconosciuti, viaggiano insieme su un treno. I due si raccontano le rispettive vite, fino a realizzare che entrambi starebbero molto meglio se si liberassero l’uno della moglie e l’altro del padre. Bruno allora propone a Guy una soluzione decisamente pericolosa e inconsueta. Pubblicato nel 1950, l’esordio di Highsmith conquista istantaneamente Alfred Hitchcock che ne trae un film (il primo adattamento da un romanzo dell’autrice) già nel 1951. È un romanzo con un meccanismo ad orologeria impeccabile: un thriller avvincente che mentre esplora le dinamiche di un delitto perfetto si addentra nella psicologia, nelle contraddizioni e nei timori dei suoi protagonisti.

•  Il prezzo del sogno, Margherita Giacobino (Mondadori)

Il libro è una biografia/autobiografia romanzata dell’autrice, che intervalla a stralci di diario in prima persona una narrazione coinvolgente in terza. Giacobino si concentra sulla vita psicologica ed emotiva di Highsmith, focalizzandosi soprattutto sui sentimenti, le relazioni e i desideri della sua protagonista piuttosto che su fatti, date ed eventi. È un’operazione curiosa e affascinante, che mette in luce l’amore dell’autrice per questa scrittrice così prolifica e conturbante; una donna che Giacobino definisce brillantemente come una persona dallo sguardo «[…]sbieco. Tagliente, lucido, e obliquo, come quello dei gatti. Capace di strappare via la vecchia logora pellicola dei luoghi comuni e lasciar intravedere una scintilla di verità.» Non a caso, infatti (riporta sempre Giacobino,) una delle ultime amiche di Highsmith diceva di lei: «Parlare con lei era come pulirsi gli occhiali. Dopo, ci si vedeva più chiaro».

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