Quando abbiamo deciso d’incominciare a lavorare al nostro progetto dedicato alla luna avevamo un solo desiderio (no, anzi, tanti!): il primo kit di MUSA doveva essere magico, doveva rappresentarci, doveva nascere da una sinergia speciale con altre donne e celebrare la divina forza del femminile.
Proprio per questo abbiamo deciso di coinvolgere Vivienne: un’artigiana indipendente, una ceramista-alchimista, un’artista straordinaria, capace di guardare al mondo in profondità, muovendo il suo sguardo al ritmo lento dell’arte, dei raggi del sole e della luna, e delle quiete onde del mare del suo Salento. Oggi siamo orgogliose di presentarvela, attraverso questa bellissima intervista… Buona lettura!
Ciao Vivienne, vuoi presentarti alle nostre lettrici e raccontaci qualcosa di più di te? Chi sei, dove vivi, qual è la tua storia?
Vivo nel sud del Salento, una terra inondata di luce. I miei ricordi di bambina sono come un’istantanea scattata in sovraesposizione e profumano di questa luce, di erba gialla di sole, di pomeriggi caldi passati ad arrampicarsi sugli alberi per raccogliere fichi dolcissimi. Tutt’intorno, zolle di terra rossa, secca e ferrosa e, a poche centinaia di metri da me, un mare verde smeraldo che guarda a Oriente. Ricerco costantemente questa luce e questo mare da contemplare: sono questi gli elementi che mi hanno portato a restare in questa terra. Ho scelto la piccola realtà di un paesino distante dalla frenesia della città, dai suoi fitti agglomerati e dai suoi cieli troppo coperti. Ringrazio il mio papà, da cui ho ereditato un rapporto simbiotico con la natura, «regno vegetale» da considerare non come alternativa alla realtà urbana, ma come Madre Terra da rispettare e venerare. Natura che crea e ricrea, che con i suoi ritmi biologici si fa anche metafora di quella che è diventata una bellissima dipendenza: il mondo della ceramica con i suoi tempi lenti, dove la materia prima utilizzata è l’argilla – fatta di Terra: un universo con delicati equilibri, bisognoso di cure, amore e dedizione.
Quando hai cominciato a lavorare con la ceramica e perché hai scelto di esprimerti attraverso questo materiale?
La mia storia d’amore con l’argilla inizia in segreto, sui banchi della scuola materna, con la plastilina. Al liceo artistico poi le ore di plastica sono state tante e tutte dedicate all’argilla. Ho imparato a rubare forme e dettagli agli elementi della natura e alla figura umana, fondendoli insieme per sottolinearne la medesima origine. Mi piace ispirarmi a figure mitologiche e simboli. Con l’argilla è semplice ricreare tutto il mio mondo immaginario: è morbida e piacevole al tatto, e grazie a queste caratteriste si lascia plasmare, puoi togliere o aggiungere materia infinite volte. Le tecniche ceramiche (smaltatura e decorazione della terracotta) sono arrivate in un secondo momento, quando – in una piccola bottega del centro storico di Otranto – mi sono imbattuta in alcuni manufatti che si discostavano tantissimo dalla classica produzione locale. L’artista che li realizzava era una signora dai lineamenti orientali, le sue creazioni avevano forme bizzarre… ricordo strani pesci smaltati in colori molto particolari, dominavano gli azzurri cerulei del cielo e le sfumature di grigio e verde che assume il mare d’inverno. Sono rimasta affascinata dalla loro singolarità e ho cominciato a pensare di sperimentare quell’arte misteriosa. Inizialmente, per creare dei pezzi per me, all’epoca non pensavo ancora a un mio brand.
Hai avuto un maestro, qualcuno che ti ha iniziato a questo mondo?
Non c’è stato un solo maestro! Ho frequentato diversi corsi, per approfondire quest’arte antica. Ogni artigiano ha le sue tecniche e molto spesso è specializzato in un determinato aspetto della lavorazione. Mi sono divertita a ricercare chi sentivo più vicino a me, guardando lo stile e le tecniche che si prestavano meglio al mio modo di pensare il manufatto ceramico.
Ripercorriamo la strada dall’inizio: come hai imparato la tecnica vera e propria?
Le lezioni di Arte applicata al liceo Artistico, e quelle di scultura all’Accademia di Belle Arti, sono state le basi fondamentali per apprendere e assimilare le tecniche di modellato e lavorazione dell’argilla. La ceramica è l’estensione di quegli studi, ai quali ho aggiunto le tecniche di smaltatura e decorazione – nozioni che acquisisci attraverso la pratica e la sperimentazione. Per la ceramica esistono molte tecniche di realizzazione e modalità di esecuzione: quello che può essere uno sbaglio nel processo di lavorazione, può rivelarsi in seguito una tecnica da sperimentare, ri-testare. Ogni volta che apri un forno impari qualcosa da te stesso e quello che vedrai sarà il frutto della tua presenza durante il processo creativo.
Che rapporto hai con le regole che impone questo tipo di lavorazione?
Forse l’unica vera regola è l’attenzione, la presenza che metti in ciò che fai: un concetto da estendere ai tanti aspetti del quotidiano. In passato ero molto critica ed esigente con me stessa, avevo paura delle imperfezioni nei miei lavori. L’argilla ti rieduca e ti ricorda che la bellezza si coglie nelle «perfette imperfezioni»: nelle crepe delle cose puoi intravedere un mondo intero e sono proprio quelle crepe che ci rendono unici. L’argilla c’insegna che bisogna «saper stare con quel che c’è». Per esempio, quando qualcosa va in pezzi significa che non tutto è destinato a funzionare… Le cose possono rompersi, si può fallire: fa parte del processo, non c’è niente di fisso, tutto è in permanente evoluzione.
Qual è il tuo rapporto, invece, con la materia che plasmi?
Il laboratorio è un luogo in cui entrare e conoscere se stessi, dove il tempo magicamente si dilata. Spesso mi ritrovo a pensare che sia una cura, una specie di pratica spirituale, più che un lavoro. Essendo facilmente lavorabile, l’argilla ha un forte potere terapeutico, libera dalle tensioni. Attraverso questa terra morbida si può sperimentare senza incontrare resistenze, concentrandosi sull’azione e sul momento presente, permettendo alle mani di esplorare le infinite possibilità della forma, entrando in una vera e propria dimensione meditativa. Succede anche nei miei corsi di ceramica: chi partecipa ne resta totalmente affascinato. Sin da ragazzina ho sempre sentito il bisogno di fermare i pensieri attraverso il disegno e la pittura, traducevo le mie emozioni visualizzandole, rappresentavo il mondo con le immagini e i simboli da cui ero attratta e affascinata. Il contatto con la materia però mi ha dato una possibilità in più: oltre a giocare con la forma puoi esplorarne i volumi, creare dal nulla qualcosa che interagisce con lo spazio esterno. La materia si è rivelata il mio mezzo espressivo.
Mi parli di più del tuo laboratorio? T’immagino come un’alchimista…
Nella spiritualità indiana ognuno ha un suo Dharma. Il Dharma rappresenta la tua verità, la tua vera realizzazione, quello stato delle cose in cui la nostra identità è pienamente realizzata. Quando penso alla ceramica e al mio laboratorio sento questo: realizzo il mio Dharma. Si può pensare al laboratorio come a un piccolo frammento d’infinito, dove il tempo aleggia leggero e lentamente fluisce. Creare ceramica è una vera e propria gestazione… ti prendi cura dei tuoi manufatti con dedizione e pazienza, attendendone l’essiccazione per poter avviare il tuo forno, percepisci il piacere e il valore dell’attesa. A scandire ogni fase di lavorazione c’è una preziosa sincronia che ci vede artefici di un processo davvero magico: «l’arte succede». L’atto creativo contiene la nostra verità, penso che la vita stessa sia arte e che l’arte sia respiro.
Anche per questo, le tue opere hanno un’anima…
Tutte le opere artigianali hanno un’anima e possiedono l’energia di chi le ha create. Questo non accade nella grande produzione industriale, perché i pezzi sono lavorati in serie con mezzi e tecniche più veloci, non sempre rispettando sostenibilità e qualità e spesso celando pratiche di lavoro non etico (sfruttamento e inquinamento).
Infatti, penso che gli oggetti creati da te non siano semplici oggetti, hanno in sé la tua forza, quella del fuoco e dell’acqua, nascono carichi di simboli e significati, sono talismani pieni di magia. Per ognuno di loro c’è una storia e un racconto: qual è il percorso attraverso il quale trasformi un’idea nei tuoi gioielli magici?
Creare è un atto fortemente autocelebrativo. Mentre lavoro raccolgo me stessa, negli Amuleti condenso la mia realtà invisibile, estremamente semplificata in forme e colori. Dietro ai simboli c’è una moltitudine di significati da interpretare. Non sono solo oggetti da possedere, ma da contemplare. Archetipi e simboli conservano le immagini della nostra mente: sono forme da osservare e comprendere, per avere accesso al nostro mondo interiore. Nel mio lavoro lascio affiorare queste immagini e da questa autobiografia inconscia nascono gli Amuleti di Luce. Nel processo creativo ricerco una sintesi fra antico e moderno, utilizzo le tradizionali tecniche di lavorazione unite a immagini ed elementi simbolici, per creare pezzi dalle forme semplici. Mi servo di quest’essenzialità per lasciare emergere elementi narrativi. Ogni Amuleto ha il suo simbolo descritto nella sua forza espressiva. Ne citoalcuni: Occhio, Cuore, Stella, Goccia, Serpente, Venus, Luna, Regno Vegetale. L’Occhio è il mio prediletto: uno straordinario rivelatore/rilevatore di bellezza che incarna la conoscenza di noi stessi, la saggezza interiore, e ci ricorda che dobbiamo imparare a guardare, saper vedere oltre i nostri occhi sensibili la verità che è dentro di noi. La magia di cui parlo quando descrivo gli Amuleti di Luce riguarda la forza che un oggetto e il suo simbolo possono infondere. E infatti la scelta ricade sempre sull’oggetto o sul gioiello da cui ci si sente più attratti, su quello che pensiamo possa «curarci», cioè aiutarci a focalizzare le nostre energie in qualcosa. Nel momento in cui lo scegliamo stiamo fissando in noi una specie di promemoria su un obiettivo da raggiungere, oppure ci lasciamo cullare dal mondo di significati che l’oggetto racchiude in sé.
Mi racconti com’è una tua giornata tipo?
La mia giornata tipo non segue sempre la stessa tabella di marcia: parliamo di una piccola realtà sostenibile indipendente che produce in serie limitata. Ci possono essere giornate intere dedicate alla forgiatura dei pezzi oppure nella stessa giornata posso dedicarmi a diverse fasi di lavorazione. In laboratorio infatti ogni angolo ha la sua differente funzione: c’è una zona di lavoro dedicata alla forgiatura, un’altra dedicata alla decorazione e un’altra ancora destinata agli smalti e alla loro preparazione. Quest’ultima è molto importante: richiede precisione ed esperienza – infatti, a seconda delle dimensioni o del tipo di argilla si preparerà uno smalto con differente densità.
Come è nato questo progetto con MUSA e come lo racconteresti?
Instagram è un portale infinito, attraverso il quale si scoprono bellissime realtà. Credo che nulla sia affidato al caso, ma piuttosto sia il risultato di speciali sincronie. Quando Stefania mi ha parlato di questo progetto, proponendomi una collaborazione per dei piattini dedicati al tema della Luna, ho sentito subito che parlavamo la stessa lingua, che guardavamo il mondo con gli stessi occhi. È stato bello sentire questa speciale affinità e – in questo periodo di forte apprensione – credo che ci sia tanto bisogno di creare bellezza e amore intorno a noi. È un’operazione di delicata resilienza che applichiamo alla nostra interiorità.
Che cosa rappresenta la luna per te?
La Luna è l’archetipo del femminile, la madre cosmica. Con i suoi cicli scandisce il nostro tempo interiore, noi donne siamo lunari. Ci ricorda di stare dentro noi, fluire nel grande mare del femminile dove risiede tutta la saggezza del prima e del dopo. Incarna la dimensione del sogno, l’inconscio, il mistero, i nostri poteri recettivi. Stregata dalla luna, da sempre le ho dedicato i miei dipinti ed è uno dei simboli degli Amuleti. Mia figlia si chiama Luna.
Posso chiederti qual è il tuo rapporto con il mondo della skincare?
La skincare è una vera e propria coccola: mi piace prendermi cura della mia pelle, deliziarmi nella scelta dei prodotti per detergerla e nutrirla. L’inverno è una stagione che mi mette a dura prova (amo l’estate, la sua luce e il suo calore) perché avverto maggiormente l’esigenza di dedicarmi del tempo e dei piccoli rituali, per ricordarmi di me. Utilizzare questi momenti come gesti di attenzione verso noi stessi, aiuta a rilassarci e scendere nel nostro centro, ritrovare energia e amore.
Come definiresti la bellezza?
La Bellezza è il simbolo dei simboli, portatrice di verità, autenticità, abbondanza, anima di tutte le cose.
In che cosa credi?
Credo nel Sacro, nella Bellezza e nella Volontà.
Ci consigli un libro, un album e un film, magari che ti rappresentano?
Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estès, «La voce del padrone» di Battiato, «Troppa Grazia» di Gianni Zanasi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Mi piace vivere il presente con gratitudine ed entusiasmo, ma una buona dose di ambizione non deve mancare – compresi i nostri sogni e progetti. C’è l’idea di un piccolo investimento in attrezzature che mi aiuterebbero nella produzione e il desiderio di poter studiare e sperimentare nuove tecniche e materiali. Il futuro lo immagino fra le mie ceramiche, sempre più «perfette nelle loro imperfezioni», testimonianza di artigianalità, tratti distintivi del vero handmade. Il mio settore sta attraversando un momento di rinascita, la crisi in atto ha messo in evidenza una società assediata dal consumo e la necessità di un cambiamento di coscienza, ciò di cui necessita veramente il nostro pianeta. Vivere consapevole ed essere parte attiva del cambiamento che desideriamo significa più qualità e meno quantità, acquistare meno, ma scegliere bene, prestando attenzione all’impatto ambientale; significa senso del riciclo e del risparmio, dare valore a ciò che è prodotto artigianalmente. La ceramica ha un alto valore responsabilizzante, ci fa riflettere sull’uso che facciamo delle cose.
Vuoi lasciarci con un messaggio, un mantra, un augurio, per superare questo complicato 2020?
«In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che se ci daremo da fare si avvereranno». Cito sempre lei, la mia guru preferita, Clarissa Pinkola Estès.
Per scoprire i suoi gioielli, seguite Vivenne su Instagram: @vivienne.line
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