INTERVISTA A SABRINA MAZZASCHI: FOUNDER DI BIOEARTH

Abbiamo incontrato Sabrina Mazzaschi – co-founder di BioEarth, insieme al marito Paolo Adorni – una sola volta di persona, ma siamo rimaste irrimediabilmente affascinate dalla sua energia e intelligenza, dalla sua storia incredibile e dalla risata travolgente. Perciò abbiamo chiesto di  poterle parlare di nuovo e di realizzare questa intervista, in cui ci racconta chi è e come è cominciata la sua avventura nel mondo della cosmesi. Spoiler: non ci sbagliavamo. È una donna davvero straordinaria e tenace (Aquario ascendente Ariete…), che ha saputo lottare, e lotta ancora ogni giorno, per realizzare tutti i suoi sogni. Buona lettura! 

Cara Sabrina, è un piacere fare questa chiacchierata con te. Ci tenevo molto – lo dico senza piaggeria – perché ti ritengo una MUSA nel settore del beauty e una donna da cui si può imparare molto, soprattutto per la determinazione e il coraggio con cui hai lavorato, e continui a lavorare, a BioEarth…
Ti ringrazio, ma devo dirti che non sono sola. Dietro a BioEarth ci siamo io e mio marito Paolo. Stiamo insieme da 35 anni, ci conosciamo dai tempi del liceo e fin da subito è stato lui ad aiutarmi a mettere in pratica tutte le mie idee. Senza di lui non riuscirei a fare nulla… né lui senza di me, credo. La nostra sinergia operativa è importantissima.

Questo dice molto di te… Hai voglia di raccontarci qualcosa di più? Di dirci che tipo di donna sei?
Raccontarmi come donna è la parte più difficile (ride ndR). Comincerei col dire che sono nata nel 1967, ma che da quando ho compiuto 41 anni ho deciso di dichiararne per sempre 38 (scoppiamo a ridere entrambe ndR). Pensa che anche per la grande festa del mio cinquantesimo compleanno ho preteso 38 candeline sulla torta! Da questo forse si intuisce che sono una persona a cui piace divertirsi e sorridere. Una persona semplice e sincera. Lascia perdere questo aneddoto… In realtà io penso che in qualsiasi situazione (nel lavoro e nelle relazioni interpersonali) la cosa migliore sia sempre dire la verità.

Come ti descriveresti?
Direi che sono una persona fortunata. Ho avuto una vita molto stressante e a tratti complicata, ma anche una gran fortuna. In parte l’ho ereditata dalla mia famiglia (che mi ha dato molte possibilità e mi ha trasmesso valori importanti) e in parte l’ho costruita. Ho sempre lavorato tanto e a testa bassa, e vorrei che anche i miei figli fossero capaci di farlo.

Quanti figli hai?
Due maschi: uno di 12 e uno di 19 anni… Devo dire che l’ufficio è una passeggiata rispetto alla vita in casa con due adolescenti.

Immagino… Ma scusami se ti ho interrotta! Dicevi che sei una persona fortunata…
Sì. E senza voler sembrare troppo melensa o sdolcinata (cosa che non sono, anzi ti assicuro che spesso mi accusano di essere tropo fredda e razionale) devo dire che la mia più grande fortuna è stata proprio quella di riuscire a costruire un percorso lavorativo con mio marito. Con Paolo è stato ed è ancora amore vero, ma lui è anche senza dubbio la persona a me complementare. Mi hanno colpito fin da subito la sua forza di volontà e la capacità di realizzare le cose. Direi che lui è il mio genio della lampada: se io ho un desiderio, lui lo trasforma in realtà.

Raccontaci qual è stato il tuo percorso…
Sono sempre stata appassionata di lingue, intese anche e soprattutto come un’opportunità di studiare culture diverse, quindi dopo il liceo (a Parma) mi sono trasferita a Trieste per frequentare la Scuola per Interpreti e Traduttori. L’esperienza di Trieste mi ha aperto la mente. A scuola c’erano persone provenienti da tutto il mondo. Un’esperienza molto bella, il cui ricordo è ancora vivo in me, che mi ha reso consapevole di quanto sia relativo il nostro modo di pensare… è stato in qualche modo un bagno di umiltà e mi ha fatto capire che è giusto portare avanti le proprie idee, ma solo attraverso il dialogo, non con l’imposizione.

E dopo Trieste?

Al termine del triennio ho deciso di non proseguire con la parte più tecnica dell’interpretariato e mi sono iscritta a Scienze Politiche con indirizzo economico a Bologna, scegliendo di fare la pendolare. Avevo bisogno di completare la mia formazione e di fare qualcosa di diverso. È un percorso che può apparentemente sembrare slegato da quel che faccio oggi, ma in realtà non è così…

Per curiosità, Paolo invece che cosa ha studiato?
Si è laureato in Geologia con specializzazione in Vulcanologia.

E come vi siete avvicinati al mondo erboristico?
Paolo era super sportivo e a un certo punto ha iniziato ad avere problemi e fastidi – legati ad allergie e difficoltà respiratorie – per cui non riusciva più a fare sport. A quei tempi ero già interessata al mondo erboristico, studiavo da sola e preparavo qualche cosmetico in casa (siamo a metà degli anni ‘80 e non sapevo che sarebbe diventato tanto popolare). Per provare a risolvere i problemi di Paolo ho iniziato ad approfondire alcuni aspetti legati alla salute e all’alimentazione, avvicinandomi alla macrobiotica: è stato il cambiamento più grande della nostra vita. Abbiamo deciso di iniziare un percorso, grazie anche ai consigli di alcuni medici che trattavano questo tipo di argomento. E poi, nel 1992, abbiamo cominciato a introdurre nella nostra alimentazione anche le microalghe.

Se dovessi riassumere le tappe che ti hanno portato alla creazione di BioEarth?
• L’incontro con Paolo e il tipo di relazione viscerale e profonda che ho con lui (il collante della nostra unione sono i progetti di vita e quelli professionali).
• La macrobiotica.
• La spirulina, scoperta durante un viaggio post laurea a Santa Barbara, nel 1994. Mi ricordo di un negozio, l’Isla Vista Food Co-op, dove abbiamo iniziato ad acquistare alghe e microalghe (quelli che oggi sono chiamati i Green Superfood). È con la spirulina che è cominciato il sogno di BioEarth. Quando l’abbiamo presentata per la prima volta in occasione di una fiera, nel 1996, nessuno avrebbe scommesso su di noi e invece…

Quindi sono stati gli incontri e i viaggi a caratterizzare il tuo percorso lavorativo?
Direi di sì. Sicuramente i contatti con le persone e tanti viaggi. Non ultimo, un viaggio a New York del 2017, dal quale è nata l’idea di molti prodotti di skincare (maschere, sieri ecc.) e di altri cosmetici a cui stiamo tuttora lavorando.

Ed è così che nascono le nuove linee?
Sì, ma anche dai fabbisogni personali. La questione delle allergie di Paolo ci ha spinto a partire, per esempio, ma anche la nascita di nostro figlio, nel 2001. Aveva dei problemi abbastanza importanti di dermatite e da questa difficoltà ha visto la luce la linea per pelli sensibili all’aloe vera (Aloe Base Kids).

Quali sono i valori di BioEarth?
Voglio raccontarteli attraverso un aneddoto e una riflessione recente: abbiamo appena rinnovato i nostri uffici e abbiamo deciso di scrivere sui muri la parola POSH (intesa come «stiloso», ma con grande ironia) perché così vogliamo definirci. In realtà è un acronimo:
P sta per Performing: perché tutto quel che facciamo deve funzionare. Presentiamo un prodotto solo ed esclusivamente se lo riteniamo efficace e se è innovativo, o funziona meglio rispetto a quelli che già esistono sul mercato.
O sta per Organic: perché i nostri prodotti sono certificati, secondo le linee guida del biologico, sia per l’integrazione che per la cosmetica.
S sta per Sustainable: perché da sempre, fin dalla fondazione di BioEarth, la nostra attenzione va all’ambiente. Utilizziamo ingredienti a basso impatto e scegliamo packaging sostenibili. A questo proposito: vorremmo tanto abbandonare definitivamente le scatole, ma non sempre ci riusciamo – per questioni burocratiche e di altra natura –, quindi optiamo sempre per una carta speciale, certificata. Usiamo plastica riciclata e ci stiamo muovendo progressivamente verso la scelta di altri materiali. Quando non riusciamo a fare come vorremmo, cerchiamo di sposare cause importanti e di «farci perdonare» con donazioni a diverse associazioni, come il WWF o altre, del territorio. 
Per i solari di quest’anno stiamo anche lavorando a un progetto di tutela dei mari.
H sta per Holistic: perché sono convinta che, come insegna l’approccio olistico, il nostro corpo interferisca con la nostra mente e che le nostre abitudini siano collegate al nostro benessere. L’essere vivente va considerato nella sua totalità ed è parte del mondo.
Infine aggiungo che facciamo sempre tanta ricerca e la curiosità ci spinge a essere innovatori.

Mi viene in mente per esempio la vostra linea SUN&CITY, perché mi pare che siate fra i primi in Italia, tra le altre cose, a parlare di luce blu…
Ce ne parlava già qualche anno fa il nostro distributore svedese e ha stimolato in noi la curiosità di approfondire.

Vuoi parlarci invece del vostro team? Chi si occupa di realizzare i prodotti di BioEarth?
Per tutto quel che riguarda il settore «ricerca e sviluppo» ci affidiamo a chimici e cosmetologi. Abbiamo anche dei medici a cui ci rivolgiamo invece per le consulenze, soprattutto nel caso degli integratori. Le formulazioni vengono sviluppate insieme a noi, nel nostro laboratorio partner, e lo scambio è osmotico.

Posso chiederti se c’è una linea a cui sei particolarmente affezionata?
Sono affezionata alla spirulina, perché mi ha cambiato la vita. Per quel che riguarda l’uso esterno sono abbastanza volubile (scoppia a ridere ndR)! Il mio bagno è sempre pieno di tubetti e vasetti senza etichetta, perché testo e utilizzo tutto quel che c’è di nuovo. Sicuramente in questo periodo amo gli idra-oli e i burri (all’avocado e carota). Non posso fare a meno della crema e del siero della linea LOOM, utilizzati insieme. Nel caso di questa linea alla bava di lumaca sono andata io stessa a visitare l’allevamento per capire come venissero allevate e trattate le chioccioline.

Abbiamo parlato molto di sogni e progetti: che cosa hai in mente per il futuro?
Il mio sogno è di arrivare a essere un’azienda a impatto ambientale pressoché nullo e ci stiamo muovendo in questa direzione. Negli ultimi mesi, approfittando del restyling degli uffici, abbiamo abbattuto il 95% del consumo di plastica (bicchieri, palette, cialde del caffè ecc. non ci sono più): dacché buttavamo un cesto di plastica al giorno siamo arrivati a riempirne uno ogni tre o quattro settimane. Un altro desiderio è di poter collaborare sempre di più con i medici, per studiare e far conoscere a tutti le proprietà di alcuni ingredienti «naturali», come la spirulina e il silicio. Vorrei che ci fosse una scuola di formazione vera e propria e, anche a questo, ti anticipo che stiamo lavorando.

Un’ultima domanda: chi è la tua MUSA?
La mitica Jane Fonda.

Sabrina Mazzaschi e Paolo Adorni

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