Triclosan

La premessa è che tutti gli ingredienti contenuti nei cosmetici sono sicuri. In Europa, infatti, è in vigore un Regolamento (il nr. 1223/2009) che consente di commercializzare solamente prodotti la cui sicurezza sia stata ampiamente comprovata. Per valutare un cosmetico vengono considerati diversi fattori, tra cui le caratteristiche di ogni singolo ingrediente, la percentuale impiegata nelle formulazioni, le modalità d’uso del prodotto, il consumatore a cui è destinato e la frequenza d’uso.

Tuttavia, alcuni ingredienti sono considerati «controversi», per ragioni di volta in volta diverse. Tra questi (oltre ai parabeni, ai tensioattivi e ai siliconi, di cui abbiamo già parlato) c’è anche il triclosan: un antisettico e disinfettante che agisce con comprovata efficacia su un ampio spettro di batteri ed è presente nelle formulazioni di molti deodoranti, dentifrici, saponi liquidi e detergenti intimi.

Questo ingrediente, oltre che una minaccia per l’ecosistema, da qualcuno viene considerato un «sospetto interferente endocrino». Cerchiamo di capire insieme perché.

Innanzitutto: che cosa sono gli interferenti endocrini? Nell’interessante decalogo messo a disposizione in rete dal Ministero dell’ambiente si legge che sono sostanze che «possono alterare l’equilibrio ormonale degli organismi viventi, esseri umani compresi. Gli IE possono “accendere”, “spegnere” o modificare i normali segnali inviati dagli ormoni: i loro effetti sono preoccupanti perché insidiosi e subdoli».

I dubbi sul triclosan sono sorti in seguito ai risultati di alcuni studi sugli animali, pubblicati su PubMed (sito di letteratura scientifica biomedica, attivo dal 1949), e dalle affermazioni della Food and Drug Administration (FDA), che si è pronunciata sull’efficacia della sostanza, ma non sulla sua sicurezza (per approfondire, leggi qui).

Il triclosan fa anche parte di una categoria di inquinanti che possono perturbare gli equilibri dell’ecosistema ed è attualmente oggetto d’indagini scientifiche, poiché il suo utilizzo rappresenta un pericolo potenziale per lo sviluppo di ceppi batterici resistenti (al triclosan stesso, così come ad altri antibiotici). Infine, il fatto che sia stato osservato un accumulo di triclosan nell’uomo, nell’ambiente e in alcune specie animali o vegetali pone necessariamente degli interrogativi.

Il problema è stato sottoposto al Comitato Scientifico per i prodotti Cosmetici della Commissione Europea che nel 2002, in base alle evidenze cliniche disponibili, ha consentito l’uso del triclosan alla concentrazione massima dello 0,3% in dentifrici, saponi per le mani, saponi per il corpo, gel doccia e deodoranti, prodotti per le unghie, ciprie e correttori; nei collutori, invece, a una concentrazione massima dello 0,2 %.

In attesa di studi che facciano luce su aspetti ancora poco noti, senza inutili allarmismi, ma con coscienza e consapevolezza, i consumatori informati e responsabili possono decidere se utilizzare o limitare l’uso di prodotti che contengano triclosan, preferendo eventualmente alternative più ecologiche e/o biocompatibili. Perché, come diceva il saggio Confucio: «I prudenti raramente commettono errori».

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