Ultimamente sono molto affascinata da tutto ciò che rappresenta il futuro, sia da un punto di vista idealistico, sia da un punto di vista estetico. Per quanto continui ad amare le atmosfere del passato e gli scenari che rimandano al vintage (all’italo disco, alla vita lenta), trovo anche molto affascinanti tutte le forme artistiche – e non – proiettate su scenari distopici, futuristici, brutali.
Il fascino del brutalismo non si coglie al volo. Non è come una di quelle canzoni col ritornello che ti entra subito in testa e non ti lascia più. Parliamo della potenza di enormi edifici in cemento armato che, negli anni sessanta e settanta, si sono innestati con prepotenza nel cuore di tutte le città del pianeta, o quasi. È un concetto che ha messo in discussione i valori estetici, mettendo in scena un contrasto. Così come la distopia: una condizione di vita indesiderabile e spaventosa che, se dapprima credevamo relegata allo spazio dell’immaginario, si è invece concretizzata con la pandemia. Mi affascinano il brutalismo e la distopia come punto di rottura e messa in discussione del presente. Nella mia testa, hanno un odore ben definito: l’aria è pesante, l’atmosfera polverosa. Ferro e pietra, su scenari di cemento attraversati da un fiume, hanno mangiato l’ossigeno.
Ecco perché ho deciso di creare una lista di sei profumi che per me «sanno di futuro» in contrapposizione a tutto ciò che è presente e passato.
• Cybersex, Filippo Sorcinelli
Cybersex è la rappresentazione del sesso nella realtà virtuale. È l’odore dell’immaginazione che si distende fino ad arrivare ai pensieri più intimi, legati al proprio benessere sessuale. In sottofondo, il rumore metallico della ventola del pc, che innesta rumori olfattivi profumati di elettronica e tecnologia, su pelle bagnata e sgomenta per le variazioni ormonali del desiderio.
Bacche di ginepro, rosmarino, legno di cedro e la nota stallatica della fava Tonka creano una sinfonia che odora, che non profuma, che è fluida e un po’ proibita. Quasi disturbante, nell’accezione positiva e affascinante del termine.
• Hibiscus Mahájad, Maison Crivelli
Non so bene per quale motivo questa fragranza mi proietti al futuro. È la rappresentazione del fiore dell’ibisco, però in qualche modo «sporcato» dalle ruote di una moto. Come se quel fiore fosse stato scaldato dalle gomme che sfrecciano ad alta velocità sull’asfalto. L’ispirazione che sta dietro a questa fragranza è proprio un giro in moto, in una foresta tropicale.
L’incontro tra natura e uomo, tra purezza e meccanica. È fiammeggiante, brucia come una scottatura sulla pelle, rimanda quasi all’odore della benzina in contrasto con le accomodanti note della natura.
• Concrete, Comme Des Garcons
Concrete di Comme des Garçons Parfums è un’esplorazione di distruzione, costruzione e creazione. Una ricerca accurata dove i preconcetti materiali vengono demoliti, aprendo le strade alla novità e al futuro. Il profumo è contenuto all’interno di un guscio di calcestruzzo e vetro rifinito a mano e celebra l’irregolarità.
Legno di sandalo spezzato, frammentato, dolorante, in contrasto a note sintetiche e chimiche che rimandano a scenari industriali. Un dialogo tra una rosa artificiale che distorce la componente legnosa. Il tutto è cucito da note resinose, metalliche, che ricreano il rumore di una New York caotica. L’intento era quello di distillare il design in una fragranza. Per me personalmente, riunisce tutti quei ricordi astratti nostalgici che sanno di futuro. Per me rappresenta un paesaggio futurista, ma negli anni ’90.
• Laine De Verre, Serge Lutens
«Solo dopo essere stato penetrato all’inverno che, posando le braccia, il Signore del Vetro è arrivato a porre ai piedi della Signora della Lana fiori e felci che si erano glassati su di lui. Proprio come un rapido, dal fonte all’estuario, è l’acciaio di una corda che estende quest’acqua». Serge Lutens.
Freddo come l’acqua che scende dal rubinetto in pieno inverno, con un sentore quasi metallico all’inizio. È la perfetta riproduzione del profumo di pulito, un pulito quasi asettico e impersonale, distaccato, che non dà confidenza. È una fragranza morbida, ma anche affilata, che ricorda le schegge di vetro avvolte in un pullover di cashmere. La miscela di un soffice muschio bianco associato al cashmere, si fonde con le chimicissime aldeidi e le note pungenti e frizzanti degli agrumi, racchiuse in un flacone di vetro che rispecchia l’odore stesso della fragranza. Il profumo del vetro appena pulito, ma appannato dal freddo dell’inverno e bagnato dalla rugiada. Un mix metallico, che unisce la morbidezza e la comodità al brutalismo dell’odore freddo e asettico di un prodotto igienizzante.
• 0, Blood Concept
Blood Concept è un brand di profumeria che s’ispira ai gruppi sanguigni. Il profumo 0 per me rappresenta uno schiaffo moderno e brutale, che ti fa capire le molteplici identità umane. La variabile è quella sanguigna. È uno di quei profumi intimi che completano la pelle, che danno impressioni sensoriali irrazionali a chi si avvicina, che identificano lo stato d’animo, la forza olfattiva e l’identità dell’umanità tutta.
Il sangue ha un sentore metallico, e questo profumo è un pugno d’acciaio dentro a un guanto di pelle. Timo, benzoino, ambra e pelle, danzano creando un’opera d’arte che cerca di descrivere il gene che accomuna l’umanità tutta.
• Mixed Emotions, Byredo
«It’s okay to not be ok». Questa è la frase che caratterizza Mixed Emotions di Byredo per me. È un profumo che nasce durante il primo Covid-19 lockdown, e vuole rappresentare le sfaccettature delle emozioni dell’essere umano, con un focus sul concetto di sofferenza, che per Ben Ghoram (direttore artistico di Byredo), non va demonizzato ma accolto e accettato. È un profumo con un’evoluzione olfattiva altalenante, cambia continuamente senza lasciare mai tregua, così come l’essere umano repentinamente passa da emozioni felici ad emozioni tristi e malinconiche. Rappresenta l’insicurezza, il bilico che è la vita e la rimessa in discussione di tutto in uno scenario distopico che noi tutti abbiamo vissuto.
È una fragranza che brucia, che raffredda ma che nel contempo che conforta e ci fa provare amore. È quasi un litigio, che avviene tra le note confortanti di mate e l’aspra dolcezza del ribes nero, che si fondono tra pareti legnose puntellate dalla nera densità della violetta. A fine giornata torna ad essere delicato, rasserenante, sussurrandoci che qualcosa di nuovo e inaspettato può emergere anche da esperienze traumatizzanti.