giovedì, 02.10.2025
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/ Arte & Cultura

Un autunno al cinema: la nostra lista di film, registe e attrici da tenere d’occhio

Anche quest’anno si è conclusa la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, fra critiche, promesse, delusioni, ovazioni, celebrità e pettegolezzi, lasciando dietro di sé un’irresistibile scia che ci accompagna verso l’autunno e ci lascia con una gran voglia di andare al cinema.

Tra i film presentati al Lido, siamo curiose di vedere: 
A House of Dynamite di Kathryn Bigelow (già sul Netflix), accolto da ottime critiche.
Bugonia, per quella che speriamo sia una nuova indimenticabile performance attoriale di Emma Stone.
After The Hunt, perché è stata la prima volta di Julia Roberts a Venezia e perché sembra che Guadagnino le abbia cucito addosso un ruolo intenso e ambiguo. 
Duse di Pietro Marcello per l’interpretazione de la divina di Valeria Bruni Tedeschi

E poi, ovviamente:
Father Mother Sister Brother, l’ultima fatica di Jim Jarmush (che si è aggiudicata il Leone D’oro) – in uscita in Italia a fine anno. 
Marc by Sofia, il primo documentario di Sofia Coppola che racconta la trentennale amicizia tra la regista e lo stilista Marc Jacobs.
En El Camino di David Pablos (il vincitore del Queer Lion e del premio come miglior film della sezione Orizzonti).
La Gioia per l’incredibile prova attoriale di Valeria Golino in un dramma dalle tinte noir ispirato ad una storia vera.
The voice of Hind Rajab di Kawthar ibn Haniyya, vincitore del Gran Premio della Giuria.


Nell’attesa, abbiamo selezionato 10 titoli, diretti e interpretati da registe e attrici che ci piacciono moltissimo, che saranno in sala questo autunno:

Il debutto alla regia della sceneggiatrice Laura Piani è una rom-com colta e spiritosa, che guarda tanto alle commedie sofisticate degli anni Novanta quanto alle atmosfere dei romanzi di Jane Austen. La protagonista è Agathe (Camille Rutherford), giovane libraia goffa e affascinante che sogna di diventare scrittrice mentre vende volumi nella leggendaria Shakespeare & Co. di Parigi. Invitata a una residenza per autori dedicata a Jane Austen in Inghilterra, proverà a fare i conti con le sue insicurezze nonostante lo sguardo persistente dell’affascinante bis-bis-bis-bis nipote della famosa scrittrice. Piani, che cita tra le sue influenze Lubitsch, Wilder (il suo film preferito è L’appartamento), Richard Curtis e Mike Leigh, orchestra una commedia brillante che alterna ironia e dolcezza, restituendo al grande schermo quel romanticismo intelligente spesso difficile da trovare.

Terzo lungometraggio per Julia Ducournau, francese, classe 1983. Alpha, presentato quest’anno a Cannes, è un body horror disturbante ambientato agli inizi degli anni Ottanta in Francia, dove un morbo estremamente infettivo, che si passa con sangue e saliva, trasforma le persone in statue di marmo. Alpha, una ragazzina di tredici anni, una sera rientra a casa con un tatuaggio. La madre (Golshifteh Farahani), medico, è terrorizzata dall’idea che la figlia possa essere stata contagiata. Il film si svolge nelle due settimane di tempo che servono alla donna per poter stabilire con certezza se la figlia ha contratto il virus. L’arrivo dello zio (Tahar Rahim), tossicodipende, renderà ancora più complessa l’attesa. Disperato, crudo e allo stesso tempo carico di emotività è un film teso e incalzante, con interpretazioni formidabili.

Presentato per la prima volta a gennaio al Sundance Film Festival – e selezionato come candidato per il premio Oscar al miglior film straniero nel 2026 – è un film di Cherien Dabis, regista e attrice di origini giordane e palestinesi. Nei momenti che precedono il confronto tra un adolescente e un gruppo di soldati israeliani durante una protesta in Cisgiordania, la madre racconta la serie di eventi che hanno portato a quel momento, a partire dall’esilio di suo nonno da Jaffa nel 1948. Dramma storico che racconta la storia di una famiglia palestinese attraverso tre generazioni, il film affronta con uno sguardo lucido temi terribilmente contemporanei, raccontando di coraggio, perdita, trauma e guarigione. 

Presentato a Venezia l’anno scorso, dove ha ricevuto due premi nella sezione Orizzonti (tra cui Miglior Regia, Miglior interpretazione femminile all’attrice protagonista Kathleen Chalfant) arriva finalmente nelle sale italiane l’esordio alla regia di Sarah Friedland. Realizzato all’interno di una struttura per anziani, dove per cinque settimane è stato allestito un laboratorio di cinema per la terza età, il film racconta la storia di Ruth, una donna con demenza che si trasferisce in una casa di riposo. Partendo dalla sua esperienza personale, dal suo lavoro nei centri per anziani e coinvolgendo direttamente attori e attrici non professioniste, Friedland ha realizzato un’opera intima e coinvolgente, delicata e partecipata che, sempre attraverso lo sguardo della sua protagonista, racconta del tentativo di rimanere se stessi mentre la malattia incalza.

La vita di Andy Goodrich (Michael Keaton) viene stravolta quando sua moglie, madre dei loro gemelli, entra in rehab per 90 giorni, lasciandolo solo i figli piccoli. Catapultato nel ruolo di genitore a tempo pieno, Andy chiede aiuto alla figlia trentacinquenne avuta dal primo matrimonio, Grace (Mila Kunis). Sincero ma mai sdolcinato e supportato dall’ottima interpretazione di Michael Keaton, il nuovo film di Hallie Meyers-Shyer (figlia di Nancy Meyers) è un’analisi intelligente e articolata del rapporto padre-figlia/i, un’osservazione spigliata e profonda sulle famiglie allargate, sulle aspettative, le delusioni e le riconciliazioni.

Sandra (una bravissima Valeria Bruni Tedeschi) è una donna sulla cinquantina, ostinatamente indipendente, che si ritrova suo malgrado a condividere l’intimità del vicino di casa e dei suoi due bambini. Ne nasce uno di quei rari film che più ci pensi e più acquista significato, sorprende, persiste. Con delicatezza e lucidità, Carine Tardieu racconta come una tragedia possa aprire a nuove possibilità di vita, costruendo un dramma interpersonale teso e avvincente, sostenuto da interpretazioni memorabili. Non è tanto un film sul fatto che le famiglie possano avere forme diverse, quanto sulla necessità di coltivare l’amore anche al di fuori della sfera familiare e delle relazioni romantiche, per vivere davvero in pienezza.

Tratto dal libro di Michela Murgia, il film racconta la Roma di Marta (Alba Rohrwacher) e Antonio (Elio Germano) nel momento in cui la loro relazione si interrompe. Marta si chiude in sé stessa e perde la voglia di mangiare, Antonio si rifugia nel lavoro da chef. Quando Marta scopre che quell’inappetenza nasconde altro, oltre al turbamento amoroso, tutto cambia: sapori, musica, desideri, certezze. Coixet filma con delicatezza e grazia il percorso di una donna di fronte al dolore e alla malattia.

Massachusetts, anni ’70. J.B. Mooney (uno stupendamente goffo e confuso Josh O’Connor) è un figlio e marito inconcludente che decide di rubare quattro quadri per dare una svolta alla propria vita. Reichardt gioca con i generi, sabotandoli con ironia e ritmo e firmando una storia di furti e fughe che diventa ritratto simbolico di una generazione smarrita tra Vietnam e disillusione hippie. Un film esistenziale, divertente e politico insieme.

Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2025, e proiettato nella sezione Panorama del 75° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, The Ugly Stepsister è un body horror nerissimo che stravolge tutte le aspettative sulla fiaba di Cenerentola. Elvira, una delle sorellastre brutte, vive in un regno in cui la ricerca della bellezza è una questione feroce e brutale per cui dovrà fare (e farsi fare) di tutto per sperare di conquistare le attenzioni del Principe. Blichfeldt svela la tossicità del culto estetico con fiumi di sangue e nasi rotti, mostrando come mettere le donne in competizione le danneggi sempre. Disturbante, crudo e terribilmente attuale affronta attraverso gli archetipi della favola tematiche simili a quelle di The Substance di Coralie Fargeat.

Una relazione clandestina che si insinua tra ironia e ossessione. Lea e Rocco si incontrano in un bar e l’attrazione diventa immediata, quasi inevitabile. In una stanza d’albergo, la complicità si fa intimità, e da lì la trama prende una piega inquietante. Con un cast guidato dalla bravissima Pilar Fogliati e da Adriano Giannini, Rampoldi intreccia commedia sentimentale e tensione thriller mescolando perfettamente ironia nera e dramma domestico.

TESTO: AMBRA USELLINI
ILLUSTRAZIONE: GIULIA BERTASI