Quattro letture per ragionare intorno all’idea di famiglia, da un punto di vista femminile

• Veronica Raimo, Niente di vero, Einaudi
Non c’è niente di vero in quello che raccontiamo delle nostre famiglie. Nessun padre è un eroe, nessuna madre un angelo e l’infanzia di nessuno di noi è un ricordo pittoresco. Diffidate sempre di chi spergiura il contrario, perché di sicuro non è molto presente a se stesso. Fidatevi invece delle bugie di Veronica Raimo, che nel suo ultimo libro colleziona soprannomi e personas, tra cui Oca, Verika, Invocare amori, Smilzi, Vero.

È perfettamente vera una casa con cento muri, con stanze anguste e finestre come fessure, dove il tempo si dilata tra gli imbrogli di un gioco a dadi e frustranti sedute al cesso. Manca l’aria in famiglia. E i motivi per cui tentiamo una fuga a 15 anni, inventiamo scuse per dormire fuori, ci trasferiamo con le amiche a mangiare e ciccare nella stessa pentola sono i motivi per cui, a un certo punto, scriviamo (Raimo qui ci perdonerà il plurale collettivo) un libro pieno di amore arrabbiato, umorismo isterico e una soffusa amarezza.

• Anna Oliverio Ferraris, Famiglia, Bollati Boringhieri
Chi potrebbe aiutarci a sciogliere questa aggrovigliata matassa di buoni e cattivissimi sentimenti – «mal comune, gaudio totale», dice Verika nella prima pagina – è Anna Oliverio Ferraris, che butta giù un agile volumetto dal titolo limpidissimo: Famiglia.

Come quando si ripete tante volte, ad alta voce, una parola di uso comune fino al punto in cui il suo suono ci diventa estraneo, Famiglia descrive relazioni, formazioni e pratiche sulle quali, forse, non ci soffermiamo mai a sufficienza. Cos’è il divorzio? Quando abbiamo iniziato a vivere in nuclei così piccoli? Attraverso quali passaggi diventiamo noi stessi dentro le mura domestiche? Con riferimenti a film e libri del nostro immaginario, insieme a studi, statistiche e casi particolari, Ferraris ci aiuta a mettere un po’ di distanza tra noi e la nostra adorata matassa.

• Katherine Angel, Bella di papà, Blackie Edizioni
Nel caso volessimo invece azzerare questa distanza e abbandonarci senza riserve all’irresistibile buco nero familiare, Bella di papà di Katherine Angel (che sempre la nostra Veronica Raimo traduce insieme ad Alice Spano) fa senz’altro al caso nostro.

Angel, che studia storia della psichiatria e della sessualità, ha notato l’assenza della figura del padre dalle principali riflessioni nate a seguito del #MeToo e ha deciso di riempire questo spazio. Perché parliamo, con giudizio, di daddy issues e mai di daughters issues, dando per assodata una gelosia invincibile dei padri per i partner sessuali delle figlie? Quanto è stereotipata la nostra narrazione dei padri – affettuosi perché protettivi, asfissianti ma adorabili, bravi sopra una minima soglia di impegno domestico? Come al solito, le figlie hanno tanto lavoro da fare.

• Inés Cagnati, Génie la matta, Adelphi
Ma poi, come spesso succede, è la letteratura a chiudere la questione, senza il bisogno di dare l’ombra di una risposta.

Génie la matta è, tra le tante cose, una madre aspra. Chiusa in un silenzio occasionalmente spezzato da un «Non starmi tra i piedi» o un «Va’ a letto», percorre a passi velocissimi la campagna francese, di giorno e di notte, con il sole sporco di gennaio, tra le erbette che spuntano a primavera, con la pioggia autunnale che infanga i sentieri.

Fedele come un pianeta intorno alla sua stella, la segue Marie, figlia adorante, che corre con le sue gambette per non perderla, con il cuore che fa il matto, che scoppia di felicità quando la vede e di angoscia se non è a casa la sera. L’amore di Marie per Génie è un incantesimo che forse solo la letteratura ci poteva regalare: non c’è nulla di vero in questa storia, bisogna credere a ogni singola parola.

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