Probabilmente avete sentito parlare del Racconto dell’ancella grazie alla serie tv prodotta e distribuita da Hulu nel 2017. Interpretata dall’incredibile Elisabeth Moss, la serie è arrivata alla terza stagione (che è andata in onda quest’anno) e si è già aggiudicata nove Emmy Awards, con due Golden Globe. Anche se ormai è ben noto, forse non tutti sanno che questo fortunato prodotto televisivo è tratto da un romanzo distopico e visionario, scritto dall’autrice canadese – e musa – Margareth Atwood, pubblicato per la prima volta negli USA nel 1985 e edito in Italia da Ponte alle Grazie. Rimandiamo la conversazione sulla serie a un’altra occasione: oggi cominciamo dal libro, come tutti i bravi lettori amano fare. E andiamo a Galaad.
Galaad è l’inferno. È un ordine diabolico che umanissime menti hanno ritenuto salvifico, e dunque divino. Qui gli uomini hanno finalmente cristallizzato, in forma purissima, il rapporto di potere che da sempre li lega alle donne. Le hanno private della libertà e della dignità, persino del nome di battesimo. Le hanno espulse dalla vita pubblica e piegate ai piani di una isteria collettiva che le ha volute strumenti, non più persone.
Tutto è iniziato, quasi impercettibilmente, con una crisi crescente, in grado di spaventare tutti: un brusco calo delle nascite, che nessuna misura sembrava essere in grado di arrestare. Il pericolo era enorme, il panico offuscava la ragione, il tempo richiedeva a tutti il sacrificio di abbandonare la vecchia vita, libera e irresponsabile, e di affidarsi a un nuovo ordine, un’adamantina struttura sociale in grado di garantire una lunga e felice propagazione del genere umano.
Le figure che abitano questa struttura sono poche e marmoree: al vertice troviamo i Comandanti, uomini di potere che guidano la famiglia e la nazione; al loro fianco, elegantissime e timorose, le Mogli. Poi gli Angeli, che proteggono e combattono; le Marte, che si occupano della casa; le Zie, che preservano il rigore morale delle donne donne; gli Occhi che, invisibili, spiano. Infine, con l’intero peso della missione di Galaad sulle spalle, le Ancelle: preziose donne ancora fertili nel cui grembo si nasconde l’unica, difficilissima, possibilità di salvezza. E questa, di Margarer Atwood, è appunto la storia di un’ancella.
È la storia di Difred, Ancella nella casa del Comandante Fred Waterford e di sua Moglie Serena Joy. Con loro due, Difred celebra mensilmente la Cerimonia che tiene insieme questa anomala famiglia, e tutte le anomale famiglie di Galaad. Una cerimonia durante la quale, richiamati dal suono di una campana, ci si riunisce silenziosi in salotto per ascoltare qualche verso della Bibbia prima e osservare un uomo che stupra una donna, poi – mentre sua moglie gli tiene saldamente la mano. L’utero di Difred riceve il seme del Comandante e, se sarà benedetto il frutto, darà un figlio alla Moglie, come Bila fece per Rachele.
Faremo lo sforzo di tenere lontani dalla mente il pallido viso stravolto di Elisabeth Moss e le vorticose vicende di The handmaid’s Tale, per la quale agli sceneggiatori è toccato l’ingrato destino di continuare quello che l’autrice del libro aveva già meravigliosamente concluso. Come già accennato, i due prodotti sono oggi inevitabilmente legati, ma è necessario chiarire che i due archi narrativi seguono traiettorie molto diverse.
Atwood sembra parlarci dal futuro: la sua distopia mescola Genesi e regimi autoritari e pare raccontarci un presente potenziale ma lontano, ancora troppo diverso dalla nostra solida, rassicurante democrazia. Il racconto dell’ancella, invece, è una voce dal passato, la vitale testimonianza di Difred, miracolosamente giunta a noi – ironici e distaccati abitanti del 2195 – per mezzo di trenta cassette a nastro. Un documento storico, un monito: un segno della vita che è stata e che sempre potrebbe essere.
Nolite te bastardes carborundorum: questa è la segreta scritta che qualcuno ha inciso in un angolo della sua stanza, per Difred e per chiunque fosse venuto dopo di lei, ma è anche, in sintesi, la potente voce del libro, che giunge forte e chiaro a noi Ancelle, Marte, Mogli e talvolta persino Comandanti.
Non lasciare che i bastardi ti schiaccino. Non cedere il tuo corpo, la tua intelligenza, la tua ferocia. Non permettere che cancellino il tuo nome, ma sussurralo a un orecchio amico, al buio, con le mani che si toccano mentre nessuno vede. Ricorda sempre il tuo nome, June.