Dopo attente riflessioni hai deciso che vuoi sottoporti a un trattamento di medicina estetica? Perfetto. E adesso?
• E adesso da chi vado?
Il primo consiglio è il più semplice di tutti: la strategia più affidabile resta il passaparola. I vostri occhi. Le persone che conoscete e di cui vi fidate, addosso alle quali avete visto un risultato coerente con le vostre aspettative, che vi consigliano da chi andare. Difficile sbagliarsi. Non ci riteniamo però responsabili dei risultati nel caso delle seguenti eccezioni: 1. Se paghi in contanti ti fa un buon prezzo 2. Se ci organizziamo, viene a casa e lo facciamo qui 3. Ho sentito che vanno tutti da XYZ (l’ #ad dell’influencer che l’ha fatto gratis o ha ricevuto un compenso per promuoverlo).
• Ma se non conosco nessuno?
La questione si complica. È necessario fare un po’ d’ordine e arrivarci con calma.
Punto primo: chi può fare medicina estetica in Italia? Chiunque abbia conseguito un’abilitazione alla professione medica e, di recente, anche all’esercizio dell’odontoiatria. In altri posti del mondo le regole sono meno rigide e la medicina estetica può essere effettuata anche da altro personale sanitario e non sanitario con regolari certificazioni (certificazioni che però, qui, non valgono nulla). Per quanti quadretti ci possano essere appesi alla parete, se non siete di fronte alle categorie menzionate sopra, il trattamento è illegale. E già restringiamo il cerchio.
Punto secondo: esiste una specializzazione in medicina estetica? No. Non esiste una scuola di specializzazione in medicina estetica. Esistono master universitari di II livello, corsi privati quadriennali di formazione specifica organizzati da società scientifiche riconosciute o meno dal Ministero, masterclass, corsi singoli, giornate dedicate, corsi aziendali, canali di YouTube, affiancamenti, frequenze, frequentazioni e spavalderia. Il titolo di specialista, in medicina, è un titolo universitario che si consegue con una discreta fatica in quattro o cinque anni da pazzi ed è sempre in una branca medica o chirurgica specifica (che ne so: chirurgia generale, cardiologia, ginecologia, insomma ci siamo capiti). Non si può essere specialisti in una tecnica (che ne so, lipofilling, face recontouring, filler glutei, insomma ci siamo capiti di nuovo) se non per un’autoinvestitura, come quando si invitano degli amici a cena e si dice che le melanzane ripiene sono la propria specialità.
Piccola postilla tecnica: solo il master e alcuni corsi quadriennali assegnano ufficialmente il titolo di «medico estetico». E dato che la laurea in medicina e chirurgia conferisce il titolo di «medico chirurgo» capita spesso di imbattersi in «medici chirurghi estetici», ovvero laureati in medicina che hanno fatto un corso quadriennale o un master in medicina estetica e cercano di confondere le acque. Il chirurgo estetico è un medico chirurgo specialista in «chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica» e sicuramente ve lo farà sapere in questa maniera. Spesso alcuni interventi di chirurgia estetica vengono eseguiti da chi una specializzazione in campo chirurgico non ce l’ha, ma ha imparato sul campo, affiancandosi a qualcuno che glieli ha insegnati (spesso, va detto, anche con buoni risultati). Avere imparato a ripetere alla perfezione una singola ricetta, però, non ci rende dei cuochi e per quanto nessuno chiami un elettricista per cambiare una lampadina, se salta tutto l’impianto mentre lo stiamo facendo sarebbe meglio fosse nei paraggi.
• Quindi devo andare da un chirurgo?
No. O meglio, non necessariamente. Proprio perché la medicina estetica non è chirurgia. Chi fa chirurgia sfrutterà un’abitudine a mettere le mani su un paziente e una conoscenza anatomica generalmente più allenata per imparare più rapidamente le tecniche iniettive rispetto a chi fa tutt’altro, ma quando si tratta di medicina estetica gli iniettori esperti si equivalgono, quale che sia la loro specialità. (Per quanto riguarda gli interventi chirurgici, invece, sembra incredibile doverlo specificare, ma sì: è meglio che chi vi operi sia specialista in chirurgia.)
• E ALLORA DA CHI VADO?
Hai capito come leggere quello che il/la professionista racconta di sé e quanto peso hanno tutte quelle parole (riassunto: poco)… Cosa manca per scegliere? Innanzitutto, eliminiamo tutto quello che non sembra professionale: sottoscala, fiale recuperate, persone che fanno quotidianamente tutt’altro, offerte, voucher e situazioni che a pelle risultano poco chiare, affidandoci a chi ha evidentemente un’esperienza in quello che fa, che ci investe in termini di mole lavorativa, di tempo e di immagine. Non resta che tornare al primo punto: i propri occhi. Il gusto estetico. La cosa veramente fondamentale è il gusto estetico di chi vi dovrà trattare – che deve essere il più possibile coincidente con il vostro. Se la maggior parte dei lavori che vedete vi piace, vuol dire che voi e la persona da cui state per prenotare una visita siete allineati e che difficilmente vi verrà proposto qualcosa di diametralmente opposto. Forse bastava dire solo questo, ma così è più facile non farsi distrarre da tutto il contorno, dai «fegatelli» e dal fumo che avvolge questo tema sui social.
Basta questo? Oh, no. Assolutamente no. Siamo solo all’inizio e tutto può ancora ribaltarsi e costringerci a ricominciare, ma ne parliamo un’altra volta.
Sempre secondo noi eh, prima che ci sgridano.