Era il 2015: in TV una bellissima donna in camice, dalla lucente chioma bruna, stava seduta nel suo laboratorio e osservava in controluce un capello liscissimo per studiarne le proprietà; era Yuko Yamashita, testimonial di un famoso shampoo che prometteva capelli lisci e setosi, proprio come i suoi. Da casa osservavo quella pubblicità piena di fiducia. Studiavo medicina, avevo una massa informe di capelli crespi e la certezza che il segreto dei capelli lisci fosse custodito nella scelta del prodotto giusto. Tutto quello che mi separava dal lieto fine tricologico era la strada tra casa mia e il centro commerciale più vicino.
Dieci anni dopo, la donna in camice che osserva pelle e capelli sono io, e sono chiamata dalle forze di Esculapio e Ippocrate a portare ai miei pazienti due scomode verità:
1) Yuko Yamashita non era una tricologa. Su Pubmed non v’è traccia delle sue ricerche sul capello liscio perfetto; tutto quello che possiamo trovare sul web sono articoli rimbalzati da un sito all’altro per pubblicizzare il suo shampoo. Yuko Yamashita forse ci ha mentito.
2) il segreto dei capelli lisci della giapponese Yuko Yamashita è nell’assunto: Yuko Yamashita è giapponese.
Dopo l’ossessione di quegli anni per i capelli lisci delle asiatiche, l’occhio di bue del palcoscenico beauty si è spostato sulla skin-care coreana, una serie di interminabili step che promettono una pelle glassata, bianchissima, priva di imperfezioni. Ma allora, il segreto di una pelle perfetta è racchiusa nella loro beauty routine?
Quando si cerca di osservare un trend dal punto di vista scientifico è molto difficile esprimere un giudizio definitivo, ed è necessario scomporre il fenomeno per analizzare i suoi punti di forza e le sue criticità. Inequivocabilmente, alla base del successo del mondo k-beauty c’è una questione molto semplice: la pelle delle coreane ci sembra più bella perché geneticamente e mediamente lo è di default, ma il nostro cervello ci suggerisce che quel risultato sia dovuto a 10 step minuziosamente inanellati… che è un po’ il modo con cui il marketing ci frega, da tutta la vita.
La verità è che la pelle asiatica mostra differenze strutturali in termini di spessore, attività delle ghiandole sebacee e soprattutto attività melanocitaria. Quest’ultima, nello specifico, predisponendo le pelli asiatiche a una maggior probabilità di discromie e pigmentazioni post-infiammatorie dopo l’esposizione ai raggi UV è anche la motivazione (assieme a ragioni culturali) per cui in Corea sono ossessionati dalla protezione solare: atteggiamento virtuoso che ha consentito alla cosmesi coreana raggiungere vette impareggiabili in termini di formulazione e texture dei prodotti, specialmente quelli riguardanti le protezioni solari.
• Ma allora, servono davvero 10 step di skin care?
Lasciate che vi smonti questo mito: non esiste nessun studio in letteratura che attesti che 10 step di skincare siano meglio di tre, anzi. Sarà comune che a questa domanda un dermatologo vi risponda con un categorico «meglio pochi ma buoni», perché conscio del fatto che la pelle non è una torta e più attivi inserite sulla sua superficie maggiori saranno le probabilità che qualcosa vi possa provocare irritazioni, allergie o fastidi, con enorme difficoltà a risalire poi all’attivo responsabile del danno.
Una buona skin care routine può essere composta anche solo da pochi passaggi:
1. Detersione: può essere singola (con un detergente specifico capace di rimuovere residui di make up e impurità dalla pelle lasciandola pulita) o doppia (per affinità, come vuole la consuetudine degli ultimi anni): l’importante è identificare il proprio tipo di pelle, di modo da poter scegliere la combinazione più adatta.
2. Idratazione: la seconda fase importante della skin care è l’idratazione, perché l’utilizzo di detergenti e tensioattivi durante la detersione può aver alterato la funzione barriera della pelle, riducendo la sua capacità di trattenere acqua e aumentando di fatto la sua evaporazione, la cosiddetta TEWL (trans-epidermal water loss): in particolare, più la pelle sarà secca, con una bassa attività delle ghiandole sebacee responsabili della produzione di sebo, più questa fase sarà importante, e sarà opportuna una scelta mirata di prodotti sia in termini di attivi (umettanti, emollienti, filmanti) che di formulazioni (creme).
NB: anche una pelle grassa o a tendenza acneica può richiedere idratazione, ma poiché spesso l’attività delle ghiandole sebacee è in grado di ripristinare più velocemente la funzione barriera, saranno da prediligere formulazioni di consistenza leggera, come sieri o gel, capaci di apportare idratazione senza appesantire la pelle.
3. Protezione solare: lo stiamo progressivamente metabolizzando. La protezione solare è forse lo step più importante di tutta la skincare routine, per il suo enorme potenziale come anti-age e per la sua efficacia come strumento di prevenzione dai tumori della pelle. Quando mi viene chiesto se è importante applicarla proprio SEMPRE SEMPRE rispondo che le radiazioni ultraviolette, soprattutto UVA, colpiscono la pelle dall’alba al tramonto, passano le nubi e i vetri, ed è dunque più semplice inserire la buona abitudine di applicare la protezione solare tutti i giorni, tutto l’anno, indistintamente dal clima, piuttosto che affidarsi ogni mattina all’indice UV delle app di meteo con il rischio di sbagliarsi.
… Bonus: gli attivi. A questa santissima trinità è possibile aggiungere uno o più attivi, tarati sulla base delle esigenze del momento e del tipo di pelle: così una pelle senescente o con discromie potrà beneficiare di antiossidanti, retinolo, vitamina C, acido ferulico, una pelle grassa di attivi a finalità esfolianti e seboregolatori come alfa e beta idrossiacidi, niacinamide, zinco, una pelle sensibile di attivi delicati, anti-infiammatori e lenitivi.
In conclusione: non avvitatevi sui molteplici step carpiati dei trend del momento. La skin care è prima di tutto un vezzo, un rituale per sé stessi, e se non sentite la necessità di abbondare in prodotti – o viceversa amate sperimentare ogni tool presente sul mercato – fatelo, ma con la giusta dose di leggerezza. Se invece soffrite di acne, dermatite seborroica, rosacea o qualsiasi altro tipo di dermatite, è bene rivolgersi a una figura altamente qualificata come il dermatologo, l’unico professionista abilitato alla diagnosi e alla cura delle più comuni dermatosi cutanee.