
10 FILM LGBTQIA+ DA SCOPRIRE O RIGUARDARE, DAGLI ANNI 70 A OGGI
Abbiamo selezionato dieci film LGBTQIA+ (dagli anni 70 ad oggi), da scoprire o riguardare, per celebrare il mese del Pride che volge al termine. Speriamo che questo giugno sia stato (e sia sempre di più) uno spazio e un tempo di consapevolezza, sostegno e amore.
I protagonisti di questo biopic interpretano loro stessi. In un’originalissima via di mezzo tra fiction e realtà, Hazan racconta il pittore David Hockney e la sua rottura con Peter Schlesinger. Tra le reazioni del gruppo di amici – di cui fanno parte lo stilista Ossie Clark, la designer di tessuti Celia Birtwell, l’assistente di studio Mo McDermott, l’artista Patrick Procktor, il curatore Henry Geldzahler e il gallerista John Kasmin – e la difficoltà del pittore di confrontarsi con la fine della sua relazione, il regista mostra anche come Hockney sia arrivato a realizzare uno dei suoi quadri più famosi, Portrait of an Artist (Pool with Two Figures), proprio in seguito a queste vicende. È un’opera anticonvenzionale in cui si alterna uno stile realistico a sequenze oniriche ed evanescenti. Uno spaccato affascinante della vita della comunità queer nella Londra degli anni Settanta.
Ambientato in una New York del futuro, dieci anni dopo una rivoluzione culturale social-democratica, Nata tra le fiamme racconta la storia di diversi gruppi di donne che, in seguito alla morte di una giovane attivista lesbica e nera (Adelaide Norris), si coalizzano per ribaltare il Sistema. Realizzato nel corso di cinque anni, il film è intriso delle influenze dei movimenti Riot e femministi degli anni Settanta. Raccontando il futuro, Borden in realtà vuole prendersi gioco e criticare il suo presente dove le istanze femministe continuano a essere ostacolate o ridimensionate dalla società a predominanza maschile. Fantascientifico, punk, arrabbiato, è un film che racconta di lotta, sorellanza e ribellione.
Splendido documentario che racconta la cultura delle ballroom, il film di Livingston si concentra sulle drag queen newyorkesi e sulle diverse house di cui fanno parte – famiglie elettive che hanno fornito un senso di comunità per ampie schiere di performer. Un’indagine accurata sulle difficoltà affrontate da questa comunità, composta in larga parte da persone trans, latine e nere, Paris is Burning è anche una celebrazione scintillante della cultura queer e della sua forza.
Presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 1993, il primo film della trilogia Teenage Apocalypse di Araki è considerato un tassello fondamentale del New Queer Cinema. Totally F***ed Up è la cronaca delle vite disfunzionali di un gruppo di sei adolescenti gay, seguiti mentre cercano di trovare il loro posto nel mondo. Araki lo ha classificato come «una specie di incrocio tra il cinema sperimentale d’avanguardia e un film queer alla John Hughes».
Scritto, diretto e interpretato da Cheryl Dunye, il film riflette (e gioca) con l’esperienza stessa dell’autrice. Racconta di una donna nera e lesbica che vuole realizzare un documentario su un’attrice dimenticata degli anni Quaranta, conosciuta solo come «la donna anguria». Primo film realizzato da una regista afrodiscendente e omosessuale, è una commedia che racconta dell’intersecarsi di razza, classe e desiderio, mentre riflette sull’importanza della rappresentazione.
La famiglia e gli amici di Megan (Natasha Lyonne) sospettano che la ragazza sia lesbica (recentemente è diventata vegetariana, non sembra gradire i baci del fidanzato e in camera ha il poster di una cantante notoriamente omossesuale), quindi decididono di affidarla a un centro di terapia di conversione per ragazzi e ragazze gay. Lì Megan scopre di essere davvero lesbica e, con buona pace dell’assurdo percorso in cinque passi per farla tornare eterosessuale, accetta se stessa e si innamora di Graham (Clea Duvall). Commedia romantica a lieto fine e classico del cinema lesbico, il debutto alla regia di Jamie Babbit, racconta con ironia una realtà drammatica per tanti teenager queer. Con la sua leggerezza camp è una celebrazione radicale dell’amicizia e dell’amore gay che rassicura chi guarda sul fatto che, nonostante le avversità, c’è sempre una community pronta ad accogliere.
Wil è una chirurga di successo che cerca disperatamente di tenere nascosta alla famiglia (cinese e molto conservatrice), la sua fidanzata ballerina – e apertamente lesbica – Vivian.
Quando la madre è costretta a trasferirsi a casa sua, perché incinta a quarant’otto – di un uomo di cui non vuole rivelare il nome – per la ragazza, gestire il rapporto con la donna che ama diventa molto complicato.
Lungometraggio di debutto di Alice Wu (su Netflix trovate anche il suo più recente The Half of it) è una film delizioso, divertente e brillante, che parla di rapporti intergenerazionali, amore e segreti.
In questo coinvolgente documentario, il regista David France racconta la vita della famosissima drag queen, attivista e fondatrice del Gay Liberation Front, Marsha P. Johnson e la sua scomparsa, nel 1992. Classificato per anni come un sucicidio, il caso di Johnson venne riaperto anni dopo, su pressione di attivisti e amici, come possibile omicidio.
Nel film, France indaga l’eredità di questa pionera dei diritti gay e le ombre sulla sua morte, intrecciando abilmente la storia di una straordinaria e iconica figura, con i problemi che la comunità (per cui si è battuta incessantemente) deve affrontare ancora oggi.
Cinque amiche (tra cui l’attivista e scrittrice Porpora Marcasciano) si ritrovano in una villa per ricordare Antonia, che è mancata da qualche anno e che – contro la sua volontà – è stata sepolta con abiti da uomo. Attraverso una storia – ispirata in parte al vissuto di Marcasciano e in parte alle esperienze di donne trans legate al MIT (Movimento Trans Italiano) – Torre mette in scena una finzione molto vicina al vero. Le cinque protagoniste si raccontano e si confrontano, si espongono e si ricordano, in una celebrazione agrodolce delle loro vite e di quelle di tante altre donne trans.
Owen e Maddi diventano amici perché condividono un’ossessione per la serie tv The Pink Opaque (che ai più attenti, ricorderà moltissimo Buffy). Una volta cresciuti, dentro una vita che non sembra mai appartenergli né rappresentarli, i due si domanderanno se la serie fosse qualcosa di più di un semplice prodotto tv. Maddi sarà convinta di sì, e dopo essere sparita per lunghi anni, tornerà per convincere Owen a seguirla. Opera visivamente accattivante e straniante, è un tributo alla parte più weird e inquieta degli anni Novanta. Si tratta di un film sull’esperienza trans (per ammissione stessa di Schoenbrun) e, più in generale, sulle parti più vere, vivaci e complesse di noi – che vengono spesso nascoste o soffocate.

TESTO: AMBRA USELLINI
ILLUSTRAZIONE: GIULIA BERTASI